Ero
socialmente inutile se non dannoso, una bomba pronta ad esplodere.
Confesso che all’inizio questo libro mi
ha spiazzato, per come è scritto e per la tematica, però poi ho saputo
apprezzarne l’essenza.
Protagonista è Alec,
adolescente e poi ragazzo complessato ed insicuro, un nerd rachitico e
sfigatello che ben presto prende coscienza di avere problemi fisici e
psicologici.
Attraverso la narrazione della sua
triste storia, Alec viene ad accendere l’attenzione su quella che viene
considerata una malattia “secondaria” o di poca importanza: la depressione.
Chi di noi non ha mai detto “sono depresso”, non riflettendo adeguatamente su
cosa significasse. Magari siamo soltanto stressati a causa di ritmi quotidiani
frenetici e a malapena sostenibili, e tendiamo a confondere questo con quella
che invece è una patologia subdola e meschina, che pian piano si fa largo
nell’animo attraverso ansie ed insicurezze fino a divenire una specie di mostro
opprimente.
Esistono farmaci per
curarla, certo, ma sovente non bastano perché danno il via ad un circolo
vizioso che dona dipendenza e non fa che acuire il disturbo.
Purtroppo
capire il funzionamento di queste sostanze non basta per mantenerle ad un
livello adeguato.
Chi sta al fianco di una persona
depressa non sempre le dà aiuto, per ignoranza, per disattenzione o
disinteresse, perché semplicemente non riesce a riconoscere la gravità del
problema, o perché ritiene sia una cosa vergognosa da tenere nascosta alla
gente.
Eravamo
soli in un mondo in cui la solitudine era resa facilmente occultabile e veniva
trattata con l’omertà che si riserva alle perversioni più fetide.
Allora il soggetto è costretto a
“restare a galla” come può, autocurandosi, frequentando ambienti a lui
più congeniali e persino giungendo a ricorrere alla chirurgia per essere
finalmente “normale”. Ma si tratta di una “normalità ” effimera,
che non basta a placare il desiderio di stabilità , il sentirsi “sbagliati” ,
uno scarto umano, un “errore dell’evoluzione”.
Ed è a quel punto che si arriva a compiere gesti estremi….
Il
danno che avevo fatto era irreparabile.
A volte basterebbe avere il coraggio di
accogliere l’amore incondizionato degli altri quando si ha la fortuna di
trovarlo, un amore che non storce il naso dinanzi ai difetti, ma li accetta e
ne fa tesoro. Marina, compagna di classe di Alec al liceo, cerca di farglielo
capire, ma lui, forse per paura, forse per immaturità , sceglie di lasciarla
andare. Quando si rende conto dell’enorme sbaglio che ha commesso, è ormai
troppo tardi, e solo lo stalking e la fantasia gli offrono un po' di sollievo….
Tutto
quello che volevo era lei. […]Lei che mi aveva amato quando non mi amava
nessuno.
Un libro forte, pungente, a tratti
quasi eccessivo, scritto in maniera ironica e sarcastica per far immergere meglio il lettore
all’interno del virus che avvelena le nuove generazioni (non il
Coronavirus!), un nemico invisibile e difficile da affrontare, che
conduce in spirali autodistruttive e spezza vite senza nemmeno farsene
accorgere.
Ammiro molto il coraggio di questo
ragazzo che ha scelto di affrontare in modo quasi leggero e ironico quella che
a tutti gli effetti è una “malattia sottovalutata” che uccide (non solo
in senso letterale) esattamente come le altre, e che in un gran numero di casi
non può essere fronteggiata coi solo farmaci.
La
nostra epoca è la più infelice mai esistita, ma anche quella più attrezzata a
livello di palliativi che sopperiscono la mancanza di felicità .
Consigliato a tutti, perché ciascuno di noi può incappare in questo “mostro” o comunque conoscere persone che soffrono di questo male.
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