giovedì 9 settembre 2021

Recensione: Lo stendardo di Giove - Emanuele Rizzardi

 




Titolo: Lo stendardo di Giove
Autore: Emanuele Rizzardi
Data di pubblicazione: (31 maggio 2021)

Giudizio: 💗💗💗💗💗


Anno 392: l’Impero Romano è funestato dalla pressione dei barbari oltre il confine e da terribili lotte interne tra le forze pagane e l’astro nascente del potere cristiano. I conflitti religiosi sembrano essere il centro di un’importante svolta quando l’imperatore Teodosio dichiara la messa al bando di tutti gli antichi culti, ponendo il cristianesimo come l’unica religione ammissibile.
Mentre i templi e i luoghi di potere dei pagani vengono chiusi, un gruppo di senatori decide di opporre resistenza.
Approfittando dell’improvvisa morte di Valentiniano, il sovrano d’Occidente fantoccio di Costantinopoli, i congiurati prendono il potere a Roma ed ottengono il supporto del magister Arbogaste, che comanda le legioni della Gallia; al suo fianco c’è Flavio Eugenio, uomo di palazzo di fede cristiana, ma dalle posizioni tolleranti, che rappresenta l’ultima speranza nell’imminente guerra contro Teodosio, in un crescendo di intrighi che porterà i pagani a dare un’ultima battaglia per la libertà nella gelida valle del fiume Frigido.





Recensione

..se il mondo fosse una lunga ed eterna eclissi, non lotteresti per essere baciato dal sole, anche un solo istante?



Emanuele Rizzardi ci regala un altro romanzo storico appassionante e ben scritto che, attraverso le memorie di tre personaggi, ci fa conoscere un’epoca, quella del IV sec. d. C., in cui l’Impero Romano era ormai solo l’ombra del superbo Regno che tutti conosciamo.

Diviso in due parti, l’Occidente e l’Oriente, era dilaniato da lotte intestine ed invasioni barbariche. Alla sua testa c’era l’Imperatore Teodosio I, stanziato a Costantinopoli, che, dopo aver sedato la rivolta dell’usurpatore Magno Massimo, pose sul trono d’Occidente il giovane Valentiniano II, però soltanto nominalmente, in quanto era in realtà sotto la tutela del Magister Militum Arbogaste, di razza germanica. Proprio quest’ultimo sarà uno dei protagonisti principali del libro, col suo tentativo, alla morte di Valentiniano, di sfidare Teodosio e le sue leggi volte a fare del Cristianesimo il solo culto dell’Impero a scapito della Vera Fede negli dèi.



Sono pronto a contendere il trono perfino a Teodosio, se questo potrà dare speranza alla gente dell’Impero….Non starò immobile, in attesa che un altro fantoccio cristiano continui con i suoi scellerati massacri!



Col favore dell’esercito e del Senato di Roma, delle città della Gallia prima e del Settentrione poi, Arbogaste riesce a far nominare Augusto il Mastro della Cancelleria e suo “fratello” Flavio Eugenio, uomo mite e colto, cristiano tollerante, col quale abroga gli editti di Teodosio e riapre templi e teatri chiusi. Tutto sembra andare per il meglio, fino alla battaglia finale sul Frigido, dove, a causa di vili tradimenti, la sua impresa ha una fine ingloriosa.



Nonostante il valore, a volte non si può nulla contro dei nemici troppo superiori e così fu per loro.



Un’impresa, quella di Arbogaste, che mette in luce la frustrazione e l’insofferenza dei pagani verso le persecuzioni cristiane, divenute uno strumento importante per i giochi di potere e la sete di emergere. Un ultimo disperato tentativo di riportare agli antichi fasti i culti divinatori, e con essi i valori originari di Roma caput mundi, la sua grandezza ed importanza che restano soltanto nei ricordi dei nostalgici. Ma a volte il coraggio di pochi non è sufficiente contro intrighi, gelosie e avidità



In pochi attimi, uno scontro che doveva essere una semplice marcia trionfale si stava trasformando in una catastrofe.



Magistrale e d’effetto l’inclusione della sacerdotessa gallica Brigantia nel contesto degli eventi come parte attiva e voce narrante, per dare un tocco di “romance” e per comprendere appieno le dinamiche religiose dell’epoca. Lei ed Arbogaste diventano il simbolo della rinascita pagana e della forza che dona la Fede, uno spiraglio di speranza in mezzo alle tenebre della decadenza umana, parallela a quella dell’Impero Romano.



Ciò che è stato, può tornare…



Un libro davvero interessante, fluido, capace di raccontare i fatti con ingegno, ironia e leggerezza, malgrado le atrocità e le nefandezze non manchino. Un viaggio nel passato per ricordare, e per trarre lezioni per il futuro. Perché la Storia, l’insieme di documenti antichi, non è soltanto una stesura di avvenimenti, ma anche un monito e un esempio, per non far sì che la Verità non venga cancellata da menzogne



La nostra gente è dispersa e dissolta, ma non è la fine, non esiste questa parola per la Verità…Ciò che è stato, può tornare… e i veri dèi torneranno. Un giorno, forse non lontano…forse. Allora servirà un testo che racconti come sono andate le cose, altrimenti avremo fra le dita solo la viscida propaganda cristiana.



Consigliato a tutti, conoscere le proprie radici è un modo per agire con maggior consapevolezza nel presente!


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