Non
si può essere forti se non accettando di essere deboli, in fondo.
La storia di una madre
e di una figlia legate dalle variegate sfumature emozionali dei colori
utilizzati nei loro adorati disegni. Disegni che continuano a
rivestire il ruolo di terreno
d’incontro anche quando la vita sembra volerle allontanare.
Stanca ed esasperata
dal silenzio e dal dolore che ormai impregna in crescendo le sue giornate
solitarie, dopo un attacco di rabbia distruttrice, la madre si ritrova ospite
di una RSA, dove la figlia quotidianamente le fa visita. Quest’ultima, incapace
di comprendere razionalmente la diversa dimensione in cui si è rifugiata la
madre, arriverà a capire che proprio tramite quei disegni che le avevano sempre
unite potrà finalmente raggiungerla.
Come
aveva fatto lei con me da piccola, le preparavo dei disegni di case con nuvole,
fiori e animaletti (sì, animaletti!) da colorare perché era l’unico modo per
distrarla e riportarla a me: le piacevano molto e li commentava con entusiasmo
ristabilendo un canale di comunicazione che anch’io potevo percorrere.
Un racconto toccante,
intimo e crudo che, attraverso l’uso delle tinte colorate
cerca di addolcire e venare di fragrante tenerezza una narrazione
sovente troppo forte, indigesta ed intrisa di sofferenza.
Un racconto amaro che scalfisce delicatamente anche il più duro dei
cuori ma che dona al contempo una luminosa speranza in quelle che
sembrano tenebre (o meglio nuvole) nere ed impenetrabili. Un racconto che parla
d’amore, un amore che resta e si rafforza malgrado gli sgambetti
del destino, pure grazie ad una curiosa figura, quella dell’“animaletto”,
simbolo della forza di rinascere e di sorridere comunque alla
bellezza che si ha attorno.
Forse
è questo che bisogna fare: […], seguire l’animaletto che guizza dentro di noi,
avere fiducia di poter attraversare la malinconia e ritrovare quel filo di
gioia che ci guiderà attraverso l’oscuro paese delle ombre in cui ci è dato di
passare.
Una famiglia come
tante, serena nella sua normalità , con una madre affettuosa amante del
disegno e della creazione di abiti per la sua bambina, poi per caso vetrinista
di successo. Una figlia cresciuta felice che s’innamora e si
sposa con quello che diventerà un medico brillante ed il centro del suo
universo. Una stupenda copertina che cela però all’interno dubbi
ed insoddisfazioni, paure e sogni infranti, tristezza
e rassegnazione, che ben presto verranno a reclamare il conto.
Vivere
con il dolore è difficile, viene a ondate e se uno non sta sul chi vive ti
prende di sorpresa.
Un libro con punti
di vista alternati scritto in maniera semplice eppure impeccabile,
con un tono quasi “frivolo” che smorza la severità degli
argomenti trattati e conduce naturalmente ad un’empatia profonda coi
personaggi. Uno spaccato esistenziale dove le lacrime si
tramutano in perle lilla ed i sorrisi divengono uno strumento
d’interazione al posto delle parole. Un affresco vivido e pulsante che dipinge
la malattia mentale non come sintomo di ansia e disperazione, ma come nuova
opportunità .
Non
conosco il suo mondo, come Orfeo non decifrava il mondo dove era finita la sua
giovane sposa. E’ un posto difficile, oscuro, pauroso. Ci vuole una piccola
luce, una fiammella tremebonda a cui affidarsi. E’ proprio così: devo
affidarmi, abbandonare il mio criterio, le mie certezze, le mie parole, le mie
etichette. […] Devo accettare il suo linguaggio scarno, i suoi simboli.
Consigliato a tutti,
per avere una visione innovativa e bellissima di un qualcosa che
sembra non poterne avere una!
Io sono l’animaletto: io sono la spensieratezza, la gioia, la vita.