martedì 22 febbraio 2022

Recensione: Bisognerebbe avvisarli - Jole Bevilacqua

 




Titolo: Bisognerebbe avvisarli
Autore: Jole Bevilacqua
Editore: Morellini  (27 gennaio 2022)
Giudizio: 💗💗💗💗💗

Quando ogni ricordo sembra svanito nel nulla, un album di fotografie riesce a riavvicinare una madre e una figlia, permettendo a entrambe di ripercorrere la propria vita. Oltre a recuperare il rapporto con la madre, la giovane donna cerca anche di ricucire il suo matrimonio con un brillante medico, a cui ha interamente affidato la sua felicità, superando il dolore mai elaborato di non aver avuto figli. L’anziana signora deve invece fare i conti con un segreto ingombrante sulla sua vita coniugale: tenerselo dentro le è costato una fatica tale da desiderare di cancellare tutto. Attraverso il colore e la passione per il disegno, che hanno caratterizzato la loro relazione, le due donne troveranno un ponte su cui far passare sentimenti ed emozioni, man mano che la mediazione della parola si affievolisce. Ad accompagnarle, però, c'è anche un’altra figura, che si insinua con insistenza nei pensieri della madre, e anche della figlia, un animaletto in tutto simile ai peluches dei più piccoli, che diventa simbolo dell’energia vitale necessaria ad affrontare anche le sfide più dure.




Recensione

Non si può essere forti se non accettando di essere deboli, in fondo.



La storia di una madre e di una figlia legate dalle variegate sfumature emozionali dei colori utilizzati nei loro adorati disegni. Disegni che continuano a rivestire il ruolo di   terreno d’incontro anche quando la vita sembra volerle allontanare.

Stanca ed esasperata dal silenzio e dal dolore che ormai impregna in crescendo le sue giornate solitarie, dopo un attacco di rabbia distruttrice, la madre si ritrova ospite di una RSA, dove la figlia quotidianamente le fa visita. Quest’ultima, incapace di comprendere razionalmente la diversa dimensione in cui si è rifugiata la madre, arriverà a capire che proprio tramite quei disegni che le avevano sempre unite potrà finalmente raggiungerla.



Come aveva fatto lei con me da piccola, le preparavo dei disegni di case con nuvole, fiori e animaletti (sì, animaletti!) da colorare perché era l’unico modo per distrarla e riportarla a me: le piacevano molto e li commentava con entusiasmo ristabilendo un canale di comunicazione che anch’io potevo percorrere.



Un racconto toccante, intimo e crudo che, attraverso l’uso delle tinte colorate cerca di addolcire e venare di fragrante tenerezza una narrazione sovente troppo forte, indigesta ed intrisa di sofferenza. Un racconto amaro che scalfisce delicatamente anche il più duro dei cuori ma che dona al contempo una luminosa speranza in quelle che sembrano tenebre (o meglio nuvole) nere ed impenetrabili. Un racconto che parla d’amore, un amore che resta e si rafforza malgrado gli sgambetti del destino, pure grazie ad una curiosa figura, quella dell’“animaletto”, simbolo della forza di rinascere e di sorridere comunque alla bellezza che si ha attorno.



Forse è questo che bisogna fare: […], seguire l’animaletto che guizza dentro di noi, avere fiducia di poter attraversare la malinconia e ritrovare quel filo di gioia che ci guiderà attraverso l’oscuro paese delle ombre in cui ci è dato di passare.



Una famiglia come tante, serena nella sua normalità, con una madre affettuosa amante del disegno e della creazione di abiti per la sua bambina, poi per caso vetrinista di successo. Una figlia cresciuta felice che s’innamora e si sposa con quello che diventerà un medico brillante ed il centro del suo universo. Una stupenda copertina che cela però all’interno dubbi ed insoddisfazioni, paure e sogni infranti, tristezza e rassegnazione, che ben presto verranno a reclamare il conto.



Vivere con il dolore è difficile, viene a ondate e se uno non sta sul chi vive ti prende di sorpresa.



Un libro con punti di vista alternati scritto in maniera semplice eppure impeccabile, con un tono quasi “frivolo” che smorza la severità degli argomenti trattati e conduce naturalmente ad un’empatia profonda coi personaggi. Uno spaccato esistenziale dove le lacrime si tramutano in perle lilla ed i sorrisi divengono uno strumento d’interazione al posto delle parole. Un affresco vivido e pulsante che dipinge la malattia mentale non come sintomo di ansia e disperazione, ma come nuova opportunità.



Non conosco il suo mondo, come Orfeo non decifrava il mondo dove era finita la sua giovane sposa. E’ un posto difficile, oscuro, pauroso. Ci vuole una piccola luce, una fiammella tremebonda a cui affidarsi. E’ proprio così: devo affidarmi, abbandonare il mio criterio, le mie certezze, le mie parole, le mie etichette. […] Devo accettare il suo linguaggio scarno, i suoi simboli. 



Consigliato a tutti, per avere una visione innovativa e bellissima di un qualcosa che sembra non poterne avere una!



Io sono l’animaletto: io sono la spensieratezza, la gioia, la vita.

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