martedì 24 maggio 2022

Recensione: La prigioniera d'oro. Re Mida e la gabbia dorata. - Raven Kennedy

 




Titolo: La prigioniera d'oro. Re Mida e la gabbia dorata.
Autore: Raven Kennedy
Editore: Armenia (30 marzo 2022)
Giudizio: 💗

Auren è la favorita di re Mida, l'uomo dal tocco d'oro, che la tiene in una gabbia dorata, simbolo del suo potere. Questa «gabbia» copre l'intero piano superiore del castello, con gabbie integrate in ogni stanza e passerelle sbarrate collegate tra loro, in modo che Auren possa girare liberamente per il castello. La prigioniera si sente protetta e al sicuro nella sua gabbia. Ma da cosa? Ha avuto una vita molto dura, ha vissuto per strada fino a quando Mida non l'ha salvata. Auren lo conosce da prima che diventasse re, il che spiega molto sul loro rapporto. Ma la sua vita, le sue sicurezze, stanno per cambiare brutalmente...






Recensione

Sono davvero, davvero confusa e sconcertata, da questo libro. La trama mi aveva stuzzicato parecchio, e avevo aspettato l’uscita dell’ebook davvero con impazienza… ma ahimè!

L’idea di fondo era particolare e intrigante: re Mida, colui che trasforma in oro tutto ciò che tocca, e Auren, la sua “sella” favorita, tenuta in gabbia come un trofeo. Una gabbia enorme, che attraversa sale e sale del castello, permettendole di andare dove vuole, entro ovviamente i limiti delle sbarre.

Il problema è… tutto il resto. Partendo dalla costruzione dei personaggi.

Auren è un’alcolizzata, da come ci viene introdotta. È interamente d’oro, dalla pelle ai capelli, e funge praticamente da decorazione per il re Mida, a cui piace farla assistere alle sue orge con le altre “selle” o esporla durante i convegni coi suoi alleati. Mida e Auren hanno alle spalle un passato fatto di povertà, da cui sono usciti grazie al ragazzo, che col suo potere è riuscito ad ottenere e sposare l’erede del Sesto Regno, ottenendo per lui la corona, e per Auren una gabbia in cui “metterla al sicuro” e trasformarla in una sottospecie di statua vivente. Di tanto in tanto, quando si sente caritatevole, Mida condivide il letto con lei.

Auren è totalmente innamorata del ragazzo, tanto da accettare tutti i suoi “tradimenti” e sopportare qualsiasi sua richiesta, talmente è convinta di essergli grata per averla salvata dal resto del mondo.

 

Vorrei che il suo cuore battesse di desiderio quanto il mio. Ma anche se non dovesse mai accadere, vorrei semplicemente che passasse più tempo con me. […] Sono la sua bestiolina dorata.

 

 

Mida, praticamente, pensa solo al potere e al suo cazzo.

Questa è la storia, finché Mida non deve raggiungere il Quinto Regno, che ha da poco conquistato, e richiede la presenza di Auren, che per la prima volta in dieci anni, esce finalmente dalla gabbia per poterlo raggiungere. Un viaggio noioso e interminabile che neppure vi sto a narrare… che finisce, ma guarda un po’, con Auren catturata dai nemici di Mida e una scoperta sconcertante: anche la protagonista nasconde un potere segreto.

Non ho capito, ancora, chi sia il protagonista maschile (Mida è da scartare per motivi abbastanza malati e disturbanti, e chi pensa il contrario ha bisogno di un bravo medico come anche nel caso di Auren); non ho capito una ceppa degli altri Regni, ma neppure tanto del Sesto; non ho capito i poteri magici quali siano, come si “sviluppano” in alcune persone e in altre no… Non ho capito niente, in pratica, se non che in questo romanzo a tutti piace fare zozzerie, le donne come al solito sono soltanto oggetti, anzi “selle”  a cui addirittura piace il proprio ruolo, chi se ne importa se il partner sia bello o un maiale puzzolente; e la protagonista, ma guarda un po’, ha tanti di quei problemi che ci vorrebbe una saga infinita per risolverli tutti!

Probabilmente leggerò il secondo volume, se non altro per togliermi qualche dubbio… ma la storia mi ha molto deluso. Mi aspettavo una costruzione dei personaggi, delle ambientazioni, delle politiche, molto più accurata. Una scelta linguistica più appropriata per il contesto in cui ci troviamo, e non “cazzo” e altri termini moderni inseriti un po’ ovunque. Ok voler rendere la protagonista più “vicina al lettore”, più “simpatica”, ma così sembra più uno scimmiottamento che un contesto regale! 



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