Naike Ror è, ormai, una certezza! Ricordo ancora quando l’ho
scoperta, col suo libro Tutto il blu cheparla di noi, e mi era piaciuta, sì, ma non così tanto. Poi è arrivato House of Love, e da lì è stato puro amore! La Ror ha raggiunto un
livello di scrittura che, secondo me, è davvero eccezionale; con una cura e
ricercatezza per ogni particolare davvero eccelsa, una maturità nello
sviluppare i caratteri dei vari personaggi, nel portare avanti la trama,
stupefacente!
Le sue storie sono
affascinanti, coinvolgenti, ironiche, emozionanti: vere. E la realtà è
sempre la carta vincente.
House of Pain è il
seguito di House of Love, ma con
protagonisti differenti. Se nel primo libro avevamo Essie e Cruz, qui ci sono i
loro due migliori amici, Hanna e Emery. Ma non è la solita serie dove è giÃ
tutto scontato, si sa che i due finiranno insieme, la combriccola di amici sarÃ
tutta finalmente in love e tanti
saluti… O meglio, in parte sì. Però
il bello, la parte davvero interessante (come per gli altri romanzi della Ror)
è la storia che racchiude ogni personaggio a sé, il proprio vissuto, e vedere
come questo s’intreccia con quello degli altri, come può funzionare e trasformarsi in una storia d’amore.
Hanna è una sopravvissuta: da bambina è stata rapita,
abusata e tenuta rinchiusa fino all’adolescenza da una famiglia squilibrata (a
dir poco) da cui è riuscita a scappare per pura fortuna. E non da sola! Hanna
ha un figlio, concepito a soli tredici anni! Destino vuole che a salvarla ci sia
stata Essie, una ragazza molto ricca e molto buona, che l’aiuta nel suo
percorso di riabilitazione e a entrare ad Harvard, per ottenere finalmente quel
futuro brillante che le stavano rubando, e poter avere l’affidamento totale di
suo figlio.
Hanna ha tantissimi problemi e traumi psicologici,
ovviamente, ma non è una vittima. È una guerriera fatta e finita, che punta
dritta all’obiettivo come un treno merci in corsa. Non si ferma per compatirsi,
per piangere sul suo passato terribile. La sua mente è del tutto occupata dal
futuro, tanto che tutti i suoi sforzi sono concentrati nel riuscire ad ottenere
la laurea nel minor tempo possibile.
Ed è così, finché la sua amica Essie non si fidanza con
Cruz, e con lui arrivano anche i suoi compagni. In particolare, Emery, uno
studente di Yale con un luminoso futuro da avvocato davanti a sé, che pare
prendersi una cotta per Hanna quasi all’istante.
La bellezza di Hanna è sempre stata la sua rovina: da
bambina, sua madre la obbligava a partecipare ai concorsi di bellezza, trascinandola
da una gara all’altra per l’intero Paese. Questo voleva dire vivere in grande
ristrettezza, avere un sacco di debiti e puntare tutto solo sull’eventuale
vincita di Hanna, che era quindi sottoposta ad una grandissima pressione
psicologica. Non poteva andare a scuola, non poteva avere un’amica… Doveva
soltanto concentrarsi per essere bella.
Ed è a causa di uno di questi debiti, che sua mamma la abbandona con una
famiglia all’apparenza da Mulino Bianco, ma che si riveleranno i peggiori dei
mostri.
Ragion per cui, ora, Hanna odia la sua bellezza.
Cerca di apparire del tutto inosservata, dietro i suoi grandi occhiali e gli
abiti sformati. E il fatto che Emery continui a guardarla le crea tantissimi problemi.
Emery, dal canto suo, non capisce cosa stia facendo di male
per farsi tanto odiare da quella ragazza che con tutti gli altri è adorabile… Con
un inizio non dei migliori, nasce così la storia dei nostri personaggi, piano e
con tante incomprensioni, con mille ostacoli da affrontare, muri da abbattere e
pregiudizi da dissipare.
Emery sembra il principe azzurro perfetto: gentile,
amorevole, buono, ricco sfondato. Eppure anche lui racchiude dentro di sé tanti
problemi irrisolti. È una persona che ha bisogno di essere amato, e questo, a
volte, lo rende cieco nello scegliere di chi fidarsi, rischiando di far riemergere
le sue fragilità e rispingerlo nel tunnel dell’obesità . Soffre il mal d’abbandono,
e ha bisogno di continue attenzioni e certezze.
E chi se lo sarebbe aspettato, in una storia dove c’era giÃ
un personaggio che doveva essere “debole”?! E invece, paradossalmente, è Hanna
quella “forte”, quella che ha saputo trasformare il suo vissuto in una corda a
cui aggrapparsi con le unghie e con i denti per raggiungere la vita e l’indipendenza,
la libertà .
Nel romanzo abbiamo pochissime informazioni su questi anni
che Hanna ha trascorso rinchiusa, abusata. Eppure, anche senza parole scritte,
riusciamo ad avvertire il peso di quest’esperienza, la sofferenza e il dolore
che la ragazza ha patito.
Una coppia dove nessuno è più dell’altro; entrambi sono la spalla e la roccia, il conforto e
l’aiuto, la vittima e il salvatore.
Una favola moderna, dove abbandoniamo gli stereotipi di
Principe e Principessa e ci ritroviamo invece due Eroi che, sotto l’armatura,
hanno bisogno, come chiunque altro, di essere protetti a loro volta, di essere
amati e accettati anche con tutti i loro difetti.
House of Pain
poteva apparire come un romanzone drammatico e “pesante”, e invece risulta di
una dolcezza disarmante, delicato, pieno d’amore, di risate, che emoziona e
rapisce pagina dopo pagina, conquistando anche, sono certa, il cuore del più
duro dei lettori!
Ti immagino accanto a me nel mio futuro, Hanna Foster; non importa
dove, importa che ci sia tu.
Bella recensione :)
RispondiEliminaGrazie ❤
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