La
fantasia può arrivare dove vuoi. In paradiso se lo desideri o all’infelicitÃ
più buia se pensi possa esistere e ne hai paura, farti vivere incubi terribili
da poterli chiamare inferno.
Poesia
metaforica, immaginazione, realtà , dolore,
incredulità e comprensione impregnano questa singolare “favola
per adulti”, un racconto in apparenza un po' ambiguo nelle sue tinte
filosofiche e fantasy, che conduce però a profonde riflessioni introspettive
sulla natura umana.
Martina
è una ragazza un po' strana, sin da bambina preferisce la compagnia degli
animali a quella delle persone, e per questo, viene spesso punita dal padre.
Ormai esasperato, l’uomo la rinchiude due ore ogni pomeriggio per una settimana
nello sgabuzzino delle scope, dove Martina crea con gli occhi della mente un
mondo parallelo in cui rifugiarsi per scacciare la paura di quel buio spazio
angusto. Lì ci sono Edi e Ginetta, madre e figlio con cui
trascorre momenti sereni e spensierati. Terminata la punizione, Martina non ha
più modo di entrare nello sgabuzzino e pian piano dimentica quel luogo
meraviglioso.
Ormai adolescente, si
lega ad un gruppo di ragazzi che popolano la piazza cittadina. Tra uno spinello
e una canzone alla chitarra s’intrecciano e perdono vite, finché Martina una notte inizia a non stare più
bene…
…quella
sera era accaduto qualcosa di sconosciuto, al di fuori del proprio controllo,
qualcosa di più grande a cui non riusciva a dare una spiegazione.
Dalle pagine emerge con
prepotenza la contrapposizione tra la crudele realtà e la serenitÃ
del mondo inventato da Martina, il contrasto tra la sofferenza e
i problemi che affronta nelle sue giornate in piazza e la calma e
fulgida bellezza del posto immaginario, la distanza tra il terrore
di affrontare i demoni interiori e il lasciarsi andare fiduciosi
all’abbraccio delle “nuvole al tramonto”, sorta di libri illustrati che
mostrano ciò che è stato.
Queste
devono proprio essere le strane nuvole raccontate da Ginetta, quelle con lo
straordinario potere di rendere viva l’immaginazione.
Un viaggio
sorprendente e a tratti incredibile in sé stessi, un’odissea
che partendo dall’infanzia conduce la protagonista a capire come si sia
ritrovata a perdersi nel labirinto della fantasia. Una ricerca
spasmodica della propria identità , i cui frequenti ostacoli hanno spinto
Martina ad abbandonarla in favore di una dimensione irreale. Quando però
la memoria ritorna allora bisogna fare i conti con la perdita di ogni
certezza e con interrogativi senza evidente risposta…
Una
connessione ci deve essere, in qualche modo le vostre vite hanno qualcosa in
comune.
Un libro non facile,
che spinge il lettore a dover andare avanti e indietro tra eventi passati e
presenti, tra realtà e fantasia, spesso perdendosi nel mentre, nel
cercare di trovare un senso al tutto. Senso che forse alla fine è giÃ
dentro di noi…
Non
se ne era accorta, aveva ridato l’esistenza alle proprie vite giocando a lungo
con loro.
Consigliato a chi ha la pazienza e la costanza di percorrere gl’intricati corridoi della mente!
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