La
verità non è un sapere, ma un’esperienza di vita interiore.
Sullo sfondo dello spazio
cosmico i destini degli uomini sono soggetti agli scherzi del tempo
e del crack finanziario dell’Armilla, che li condurrà a lotte di
potere e a disperati tentativi di ristabilire l’ordine preesistente.
La Metrobubble,
la capitale finanziaria della galassia, è sconvolta dallo slittamento temporale
tra sistemi planetari, da disordini e rivoluzioni. A regnare è il feroce
dittatore Meklord, cui i pacifici queer, i nativi, fanno
opposizione per quanto possono, mentre attendono l’aiuto degli abitanti della
Terra o di chiunque avrà il coraggio di sfidare le armate meccaniche del
tiranno.
Su una remota miniera
extrasolare, Moa-B, un vecchio mek-operaio, Geuse, vede giorno
dopo giorno sfumare i frutti del suo duro lavoro a causa della crisi economica
che coinvolge tutte le colonie della Via Lattea. Come molti altri medita di
prendere ciò che gli spetta e di cambiare vita, ma non è così semplice…
Era
stanco, Geuse. Stanco del suo continuo stato di alterazione e percezione fuori
dal tempo, stanco di dover sempre più spesso ricorrere a stupide preghiere, nel
migliore dei casi, o allo stordimento delle droghe, molto più di frequente.
Un racconto
dall’incipit un tantino “nebuloso” come l’atmosfera del pianeta Moa-B,
che impedisce al lettore di comprendere appieno le parole scritte, almeno fino
al cuore della narrazione, dove la storia acquista una stupefacente accelerata
adrenalinica. Un racconto troppo denso di eccessivi e pedanti
tecnicismi che francamente annoiano ed appesantiscono la
prosa, rendendola pienamente adatta soltanto a chi padroneggia tale specifico
lessico. Un racconto che lentamente esprime il suo potenziale,
conducendo in una vicenda intrigante ed originale, tanto da far
attendere con ansia la prossima puntata.
“Piacere
mio, Geuse.”
“E
tu sei Malah.”
“Sì,
sono io.”
Ammassi rocciosi freddi
ed inospitali, Spire sconquassate dall’allocronia, astrazioni metacroniche,
insurrezioni, timori, speranze, voglia di cambiamento: un coacervo di
elementi che danno il via ad una saga che si preannuncia degna di
attenzione. E che pone al centro della scena il “meka”, una macchina
inizialmente pensata per il lavoro nello spazio, poi divenuta strumento
di guerra e simbolo di potere. Una macchina che:
…incarnava
un’idea, quasi un’ideologia in verità, quella del gigantismo meccanico
dell’umanità alla conquista delle stelle.
Un libro di non
facile scorrevolezza, a tratti ostico e logorroico, eppure ricco
di colpi di scena e di ragionamenti filosofeggianti interessanti.
I personaggi emergono dalle pagine e vengono incontro nel dipanarsi
dell’azione, tecnica questa che si rivela vincente e di sicura
riuscita in termini di affezione e curiosità. L’ambientazione
è suggestiva e ben descritta, con tocchi di genio davvero particolari
che testimoniano la voglia di sorprendere e l’ingegno dell’autore.
A
ogni loro passaggio gli orbiter baluginavano come lentissime meteore dietro le
coltri di nubi sbiancate dalla loro stessa luce.
Consigliato a chi ama
le serie “spaziali” ed è avvezzo al dizionario “tecnico”!
Siamo solo nuvole di probabilità in cerca di consistenza, di affermazione su altre ipotesi di noi stessi.