Recensione: Il conte di long Island; Lo zingaro del sobro; Dobermann - JD Hurt

 




Titolo: Dobermann. Honorable Men Series #3
Autore: JD Hurt
Data di pubblicazione: 15 settembre 2020
Giudizio: 💗💗💗💗



Doveva essere un danno collaterale, qualcosa che mi avrebbe salvato la vita e avrei reso infelice per sempre. Impossibile donare gioia quando tu stesso sei l’essenza dell’amarezza. Ma poi l’ho odorata, sniffata come una dannata striscia di cocaina. Cinque minuti, lei è diventata tutto il mio mondo.
So ciò che state pensando. È la solita storia, col solito protagonista cattivo. Niente di più sbagliato; al massimo posso essere il vigliacco.
E forse non sono neanche quello. Non so molto di me, ma il mio ruolo nella mafia è sempre stato quello del Dobermann.
Non un soldato, neppure un servo.
Un fottuto cane ammaestrato a umiliare. Ora quel cane vuole lei, Dafne Morabito.
Chiamatemi Dobermann oppure col mio vero nome: Boris Solara. Non me ne frega niente; dovete solo capire che le appartengo.
Una maestra, una ragazza semplice. Ecco quello che volevo essere; sono arrivata a Roma con una valigia piena di sogni e speranze da realizzare. Per farlo mi sono rivolta al ragazzo più scaltro e buono del mondo: Claudio La Barbera. Lui mi ha protetta da mia madre, dalla mia vecchia famiglia, soprattutto da un passato che non ho scelto. Credevo di essere al sicuro. Poi è arrivato Dobermann: l’uomo che, in due giorni, ha ribaltato il mio mondo.
Dice di essere un cane arrabbiato e, a volte, fa davvero delle cose terribili. Eppure ti spiazza con una dolcezza che non ho mai conosciuto nella vita.
Il punto è che io non voglio la sua tenerezza. Desidero un futuro lontano dalla mafia, una vita normale e onesta. Ma sono sempre vissuta in un castello di segreti pronto a crollarmi addosso.
Ora pago il conto. Una delle note spesa è proprio il sentimento che provo per lui.
Mi chiamo Dafne Morabito, anche il mio nome è una bugia.
Dafne e Boris, quando l’amore scavalca il destino.


Titolo: Lo zingaro del sobro. Honorable Men Series #2
Autore: JD Hurt
Data di pubblicazione: 1 giugno 2020
Giudizio: 💗💗💗💗



Sono nato per servire la patria. Dovevo essere degno delle Tigri d’Arkan; per farlo ho creato un impero mafioso. Poi sono comparsi loro nella mia vita: Eva e Rodrigo. I miei schiavi. Un regalo di mio padre, un’ossessione. Tutto il resto è svanito. Finché ho dovuto cederli e il mio mondo è crollato.
Mi chiamano lo zingaro del SoBro, perché vengo dai Balcani. Ma sono solo un uomo a metà senza i miei schiavi. Devo riaverli; per farlo non guarderò in faccia nessuno. Neppure la Serbia.
Sono nata per essere una donna bosniaca libera. A mia insaputa hanno fatto di me la schiava di un serbo; e la mia vita è crollata portando con sé la fede religiosa. Sono divenuta l’amante di due uomini. Ora che sono riuscita a scappare, devo ritrovare me stessa, la mia moralità. Ma riuscirci è impossibile. Non si sfugge al destino. Il mio destino sono loro: Darko e Rodrigo.
Sono nato per amare una donna. Avevo tutto: la ragazza perfetta, la mia gang di Toros Locos, una vita in Colombia che mi faceva sentire un re. Eppure mancava qualcosa. Mancava lui. L’uomo che ci ha rapito. Ora non posso più farne a meno. Devo avere la perfezione: la mia donna, lui. Il nostro schiavista: Darko Ilievic.
Darko, Eva, Rodrigo. Quando l’amore abbatte le regole della guerra e della mafia.



Titolo: Il conte di Long Island. Honorable Men Series #1
Autore: JD Hurt
Data di pubblicazione: 9 marzo 2020
Giudizio: 💗💗💗💗



L’ho vista in culla e subito con lei si è creato un legame. All’epoca mi chiamavo Tony Mancuso. Ero solo un piccolo delinquente desideroso di scalare le vette della mafia newyorkese, ma volevo aiutarla. Tenerla con me, proteggerla per sempre. Non sapevo che quel legame sarebbe diventato un mistero che mi avrebbe condannato alla prigionia per diciassette anni, distrutto nel corpo e nell’anima. Ora sono tornato; il mio nome non è più Tony. Io sono il Conte di Long Island e devo dipanare quel mistero per potermi vendicare.
Lei si chiamava Camille. Adesso è Rose; un frutto proibito. Ma il suo nome non conta più e neppure la giovane età, perché è diventata la piccola parte di una realtà molto più grande. La guerra contro i clan di New York.

Da bambina la mia vita era una musica che suonava sempre più lieve. Mi limitavo ad esistere. Mia madre, mio nonno, il mio clan scandivano ogni minuto del mio tempo. Mi dicevano: “è colpa della Mafia. Devi rassegnarti”. Finché ho scoperto che era tutta una bugia. Allora sono scappata. Credevo che sarebbe stato facile perdermi nel mondo e capire chi sono veramente, ma poi è comparso lui: il mostro, l’adulto che vuole distruggermi. Il Conte di Long Island. Pensa di addomesticarmi, ma io sono stata prigioniera, mai ingenua. E imparo in fretta. Grazie a lui ho capito che non esiste gloria facile. Ci si deve scontrare col sangue, con le ossa. Mi chiamo Rose Capascio e ora sono pronta.
Pronta per la guerra contro il Conte di Long Island.




Recensione



L’uomo che perde tutto non ha bisogno di niente.


Comincio col dire che questa serie non è per tutti: ci vuole molta forza e pelo sullo stomaco per affrontarla! Non sono semplici libri sulla mafia, con sparatorie, regolamenti di conti, traffico di droga, etc.., ma fotografie di un mondo oscuro e perverso, dove la disumanità e la bestialità raggiungono vette inimmaginabili.

L’autrice ci fa addentrare nella tana del “male” per mettere a nudo le reali atrocità che vi si celano, rispetto alle quali la lotta tra clan viene ad assumere connotazioni ben più sordide. I legami di sangue, l’amicizia, la stessa dignità sono sacrificate sull’altare di riprovevoli pulsioni per cui non si esita ad uccidere e a svendere sé stessi.



Non si può guardare avanti se la sconcezza fa parte di te. Vedi solo ciò che ti sei lasciato alle spalle, cadaveri disseminati sul tuo cammino. Tra loro vaga anche il tuo, ma non lo sai. Finché non ti volti e lo scorgi.



Sullo sfondo di una New York vista come una torta che ciascuno vorrebbe intera per sé, s’intersecano le storie dei Mancuso, dei Cattari, dei La Barbera, degli Ilievic, che spaziano fino al Sud America (Colombia, Messico, Honduras) e all’Italia, madrepatria dei boss di Cosa Nostra, con un’incursione anche nel conflitto dei Balcani tra Serbi e Bosniaci.

Tony e Rose/Camille, Eva, Darko e Rodrigo, Boris e Dafne, rispettivamente protagonisti dei tre volumi, sono inconsapevoli pedine di un gioco diabolico orchestrato dai parenti in nome del potere. Per raggiungerlo, tutto è lecito, finanche gettare i propri figli in pasto ai lupi, farli dilaniare nel corpo e nell’anima, costringerli ad una vita costellata di violenze e orrori, strappare loro il futuro e plasmarlo sulla base dei propri immondi desideri. Le successive generazioni sono purtroppo costrette a pagare il prezzo delle irragionevoli scelte di chi le ha generate per proprio tornaconto, una mattanza senza senso che genera soltanto altro dolore condito di rancore.



Malgrado mi chiamasse mamma, Rose non fu mai una figlia per me. Un trastullo, uno strumento, una bambola! Sicuramente qualcosa da rovinare.



In mezzo a cotanto squallore però, trova il coraggio di germogliare il seme di quel sentimento che sembra quasi un insulto volerlo collocare in un tale contesto: l’amore. Ebbene, sì, tra pagine di sangue e morte, torture e stupri, un candido fiore si erge fiero e reclama il suo spazio nella selva nera!



Ti amo come non dovrei, perché non dovrei sapere amare. Ti amo con tutta l’ignoranza di chi conosce solo l’odio. Ti amo, perché puoi scegliere di vivere senza me, invece scegli proprio me.



Per abbeverarsi alla sua fonte pura passano in secondo piano le parentele, le regole della morale, i crimini commessi, i propositi di vendetta e la scalata nella gerarchia mafiosa. Perché, alla fine, anche i criminali non vogliono altro che essere amati a dispetto di ciò che sono…



C’è una guerra che vale molto più del potere; qualcosa che voglio da prima di sapere di volerla. [..] Una ragazzina che rende la natura obsoleta, il trono di New York una stronzata di velluto rosso…



Una serie cruenta, indigesta, che infrange ogni limite morale e civile e si fa beffe della genitorialità, un  pugno al cuore che fa male, ma allo stesso tempo ci pone davanti agli occhi l’assurda verità di un universo infame. Un’immersione in un mare tossico e puzzolente, una lordura che impregna l’anima e genera ribrezzo, forse però è questo quello di cui abbiamo bisogno per non travalicare la barricata del bene e della giustizia.

Consigliato a chi non ha paura di guardare in faccia il “marcio” di un’organizzazione che ormai domina ovunque!



Non esiste un mafioso che non sia traumatizzato; diversamente non riusciremmo a diventare assassini seriali.


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