Recensione: L'equilibrio - Martina Tasso

 




Titolo: L'equilibrio
Autore: Martina Tasso
Editore: BookaBook (3 dicembre 2020)
Giudizio: 💗💗💗💗

Martha, ventiquattro anni, non ha mai perso la capacità che hanno i bambini di vedere le fate. Durante una vacanza incontra Mirko, un ragazzino enigmatico che la porta in un luogo fuori dal tempo: un'isola abitata da una tribù di indigeni, gli Wandut, dove Martha riscopre il gioco e la spensieratezza di quand'era bambina. Ma forse l'isola non è il paradiso che sembra e nemmeno lì si può sfuggire alle responsabilità e al dolore della vita "da grandi". L'omicidio improvviso di un bambino riaccende un conflitto che sembrava essersi spento da tempo, tra gli Wandut e gli Invasori Bianchi. Martha dovrà capire da che parte schierarsi, con l'inarrestabile Mirko o l'affascinante Capitano James. E l'indecifrabile Gabe vorrà affiancarla in questa faida?



Recensione

È questo loro rapporto che segna l’equilibrio. È  la linea tra amore e odio il filo su cui l’isola si erge.



Ciascuno di noi ha vissuto la sua infanzia all’insegna delle favole, narrate dalla voce dei genitori o viste in televisione sotto forma di cartoni animati. Oramai sono diventate un pezzo importante e propedeutico del mondo dei bambini, e, inutile nasconderlo, anche degli adulti. Malgrado il passare del tempo infatti, nell’animo si conserva quella voglia di spensieratezza e ingenuità che i problemi della vita tendono a far scomparire.

Martha Brook ha ventiquattro anni, va all’università e vive con la coinquilina Kate. Una ragazza come tante, che ha però un’amica speciale, Felì, una fatina che le sta accanto dalla tenera età e che nessun altro riesce a vedere. Per questo Martha evita di parlarne, consapevole che finirebbe additata come una pazza.

Poiché non ha potuto organizzarsi coi suoi amici, per le vacanze estive si aggrega a Kate e al suo gruppo che trascorreranno tre settimane in una baita all’interno di una pineta vicina alla spiaggia. Un posto meraviglioso e pieno di fate, il luogo ideale per staccare la spina, se non fosse per la …pessima compagnia! Infatti, i suoi compagni la emarginano sin da subito, considerandola strana e prendendola di mira per i loro scherzi.

Convintasi che saranno giorni tutt’altro che sereni, una sera Martha incontra Mirko, un bambino di circa dieci anni, che la conduce su un’isola, presso la tribù degli Wandut, dove vive. Qui Martha riscopre la sua vena infantile, la bellezza del gioco, e pian piano la realtà sfuma dai suoi pensieri. Forse è sempre vissuta lì, in fondo non potrebbe chiedere di meglio! Ma la sua felicità viene presto interrotta: tre pirati la rapiscono e la portano al cospetto di uno strano Capitano…..

Tra mille peripezie, pericoli e sorprese, Martha vivrà una meravigliosa avventura che le farà comprendere come il confine tra il mondo reale e quello delle fiabe non sia così netto….o è stato tutto un sogno?



Un capitano, un bambino; il Capitano che smania per avvicinarsi a lui, a Mirko, che non è il suo vero nome; l’odio che il bambino prova nei confronti dell’uomo. E poi gli indiani, la caverna a forma di teschio, persino il coccodrillo sul clavicembalo; tutto acquista un senso e mi chiedo come abbia fatto a non rendermene conto finora.



Un libro singolare, che parte dalla contemporaneità per tuffarsi nel luogo incantato della favola di Peter Pan, con fate, sirene, pirati, complotti e amicizie, un valzer di situazioni ed eventi fuori dall’ordinario per dare una pennellata di colore e bellezza ad un mondo che appare gretto e meschino.

Martha ne prende le distanze e questo la conduce a riscoprire la semplicità e il fascino dell’infanzia grazie a Mirko, ad assaporare il gusto dolceamaro dell’amore e la soffice quiete di un posto senza tempo. Purtroppo anche qui la violenza, l’odio, la gelosia e l’invidia arrivano a “sporcare” ogni cosa, e Martha si “risveglia” dal bellissimo idillio, tornando alla consapevolezza che il suo posto non è su quell’isola magica.



Domattina torno a casa. Saluterò tutti e me ne andrò.



Infanzia ed età adulta si mescolano in un impasto eterogeneo dove l’una non si stacca dall’altra, però, nonostante questo, c’è un tempo per ognuna. Concetto sottolineato dal fatto che crescendo si perde la capacità di vedere le fate e di credere alle favole…



Ogni volta che mio figlio parla di Peter Pan, lo fa con una tale precisione nei dettagli che ho quasi la sensazione che non si stia inventando nulla.



Un romanzo dalla superficie leggera che racchiude invece un cuore maggiormente complesso e di non facile comprensione, un racconto  che è insieme un viaggio nella fantasia e nel proprio intimo, un percorso di decrescita e rinascita che mette ben in evidenza i contrasti esistenziali del nostro tempo e del nostro animo.



Ero sull’Isola che non c’è e non lo sapevo nemmeno, quando ci sono arrivata. Mi rendo conto che ora sto per lasciarmela alle spalle per sempre.



Consigliato a chi non teme di riscoprire il proprio lato fanciullesco!


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