Quando si è giovani è strano poter pensare che la nostra sorte venga e ci prenda per mano.
Un viaggio dentro sé
stessi per cercare la propria identità in mezzo a maschere,
dolore, orgoglio, bugie, desideri, speranze e delusioni.
Vuole solo questo: essere amato per quello che è. A qualsiasi costo.
La vicenda ruota attorno al personaggio di Riccardo, un adolescente che avverte pulsioni sessuali verso un compagno di scuola e per questo si sente sbagliato, fuori posto. Cerca con fatica di tenere a bada il “mostro” che alberga nel suo animo, anche parlandone con lo psicologo presso cui l’asfissiante madre, vedendo la sua scontrosità, lo ha costretto ad andare.
Mi sa che mi piace uno.
Un racconto amaro,
disincantato, forte e spiazzante, commovente ed angosciante,
che pone l’accento sulla dicotomia essere – apparire, e sulla fragilità
dell’uomo, estremamente malleabile ed influenzabile da parte
di chi ha gli strumenti per farlo e li adopera secondo il suo tornaconto. Un
racconto di sofferenza e vergogna, di incapacità di accettarsi e
di vivere secondo la propria natura, di paura e voglia di osare,
di finzione e liberazione.
La voce che lo chiama dal fondo delle tenebre è una voce amica, pronta ad accoglierlo con un abbraccio.
Un ponte diventa
il simbolo della scelta tra chi siamo e chi mostriamo al
mondo, tra il coraggio di seguire l’istinto e il timore dei giudizi,
tra la vita e la morte. Una strada a due uscite che non si
incontrano mai, con l’io posizionato al centro, indeciso su dove andare,
preda di un dolore anestetizzante che gl’impedisce di muoversi come
vorrebbe, con lo specchio del fiume sotto di lui in cui pare riflettersi uno sconosciuto.
Galleggia in un qualcosa che sta nel mezzo e stenta a riconoscersi.
Attorno a Riccardo
troviamo altre figure che, direttamente o indirettamente, influenzano la
sua esistenza, finendo per fargli credere di essere malato e
costringendolo a nascondere ciò che prova. Un brutto scherzo del destino
poi arriva impietoso a dare il colpo di grazia in un campo di battaglia
già stremato.
Si compiange, persuaso che non esista una parola più terribile di “solitudine”. Poi ci ripensa. Questa notte infernale gli ha insegnato che esiste.
Al di là dell’omosessualità,
del suo essere vista o meno sotto forma di patologia, numerosi temi profondi
e spinosi emergono prepotentemente dalle pagine mischiandosi con la sete
di successo e denaro, con l’amicizia e la falsità. Dietro
facciate integerrime e percorsi prestabiliti si agitano intrighi e complotti,
rabbia e vendetta, dubbi e rassegnazione.
È consapevole di essere giunto al capolinea.
Un libro devastante,
uno scavo senza sosta nelle crepe dell’intimo che porta in superficie la
sfiancante lotta intestina tra sentimenti e ragione. Un libro che
abbraccia le due differenti visioni dell’omosessualità fondendole nel dramma
di un solo individuo incapace di tirarsene fuori indenne. Un libro che parla
dell’incapacità della società odierna di aiutare chi è più
fragile ed esposto, dell’incapacità di guardare davvero il
prossimo, di capirlo e di accettarlo.
E’ un animale ferito, intrappolato per sempre in una foto in bianco e nero.
Consigliato a tutti,
perché induce a riflettere e a porsi domande scomode.
Se non posso essere quello che sono, da oggi in poi farò quel che devo.