Non volevo essere immortale. Volevo solo vivere.
Che dire, cari lettori… La
vita invisibile di Addie LaRue doveva essere Il romanzo dell’anno, il libro che per anni ha alimentato le
aspettative dei fan della Schwab, e proprio per questo ero decisamente molto scettica. Quando c’è tutta questa
pubblicità su qualcosa che ancora non è ciccia ma solo aria fritta, mi fa
sempre storcere il naso. Sembra quasi che la storia in sé sia data un po’ per
scontata, e conti di più l’uso di grandi paroloni, frasi eclatanti, o scenari da
favola per creare un romanzo degno di essere valutato come indimenticabile.
Non capisco come, sia l’autrice che la casa editrice,
abbiano potuto creare aspettative tanto alte su una trama banale come quella
che sto per riassumervi. Come possa definirsi fantasy un romanzo in cui il
fantasy sembra una forzatura, ed è palesemente un romance.
Addie nasce nei primi anni del 700, e fin da ragazzina ha il
desiderio di essere libera. Non essere costretta a sposarsi col primo
malcapitato, fuggire dal piccolo paesino francese in cui è sempre stata
confinata, e poter finalmente esplorare il mondo. L’unica persona che sembra
capire questi suoi desideri è una vecchietta antipatica che vive da sola a poca
distanza, considerata un po’ pazza dagli abitanti del luogo per la sua mania di
pregare assiduamente gli dei, convinta che
essi, in cambio di offerte e sacrifici, l’aiutino a realizzare i propri
desideri.
Addie, seguendo il suo esempio e le sue dritte, inizia a seppellire
in riva al fiume vari ninnoli, da disegni a matite, col fine di ottenere l’aiuto
di codesti fantomatici dei. C’è solo una regola che la vecchietta le ha dato:
mai pregare o invocare qualcuna di queste entità dopo il tramonto, poiché col
buio escono figure malvagie (mmmh, che
originalità ).
Nel giorno del suo matrimonio combinato (che casualità si
svolgerà di sera), Addie fugge al fiume e inizia a invocare aiuto
disperatamente, senza accorgersi che il sole è ormai morto all’orizzonte. Invoca
così Luc, il male fatto persona, che acconsente a renderla libera e immortale,
in cambio della sua anima una volta che Addie si fosse stufata di vivere. E
proprio per ovviare a questo problema e rendere tutto più veloce (anche se non
capisco come un entità come il male possa
preoccuparsi di una cosa come il tempo. Dieci minuti come dieci secoli
dovrebbero, per lui, essere la stessa cosa… Ma
vabbè), Luc nasconde nel suo “regalo” un’insidia: prendendo le parole di
Addie alla lettera, ovvero essere perfettamente libera e senza legami, la rende
“invisibile”, “dimenticabile”. Chiunque la ragazza incontri, se questa persona
le volta le spalle, esce dalla stanza, svolta un angolo, si addormenta… Si
dimentica di lei. All’istante. Tabula rasa.
Questo rende l’esistenza di Addie assai complicata, senza
possibilità di poter trovare un lavoro, una casa, un posto suo. Deve cercare di
arrangiarsi come può, rubare, intrufolarsi nelle case disabitate, vivere
avventure di una notte. Così fino ai giorni nostri, quando in una biblioteca
conosce Henry, un ragazzo che la ricorda. Non si dimentica di lei come tutti
gli altri, anche a distanza di vari giorni. Tra i due inizia quindi una storia,
ma Addie non sa che anche Henry nasconde dei segreti, e che Luc non ha ancora
smesso di lottare per la sua anima.
Il triangolo no, non l’avevo
considerato… E invece certo che l’avevamo considerato, come non rendere
originale una storia se non ci mettiamo un bel triangolo tra la bella, il
cattivo e il principe azzurro? Suvvia!
Banalità , banalità , banalità … Condito con un sacco di
paroloni, capitoli inutili, e superficialitÃ
nella ricerca storica degli scenari. Ecco, per quanto la trama sia banale, sarebbe
potuta risultare molto interessante sfruttando il fatto che Addie abbia vissuto
dal 700 ai nostri tempi, quindi descrivendo tante vite della ragazza in tanti
contesti differenti, in tante città differenti. E invece no, abbiamo
capitoli immensi di nulla sempre sulle stesse due città , senza neppure
addentrarci per bene in queste. E per un romanzo a cui erano state innalzate le
asticelle al livello capolavoro, questo è un difetto abnorme.
I personaggi sono caratterizzati? Ve lo chiedo io, se giÃ
avete letto Addie LaRue, perché
onestamente non ho trovato niente in nessuno di loro, il vuoto cosmico, specialmente
in Addie che è la protagonista assoluta. Luc è la banalità del cattivo:
quello figo e affasciante, ma che non si potrà mai amare. Questo per certi
versi poteva pure bastare, ma è stato
resa una figura talmente intangibile (come il fantasy presente) da risultare
noiosa, invisibile, senza alcuno spicco o rilevanza. Leggere o meno le sue
scene non apportava alcuna emozione o cambiamento alla piattezza della trama.
Henry è la farfallina brillante che spruzza amore e felicitÃ
ovunque vada, anche se ha un animo triste e malinconico. Forse è il personaggio
con più “storia”, ma anche lui cade in tantissimi cliché, non si capisce una
ceppa dei suoi sentimenti, né dei suoi desideri o progetti.
Addie è praticamente invisibile.
Non soltanto per la sua maledizione, ma è veramente inutile. Non ha alcuna
evoluzione dal 700 ad ora, non ha una crescita interiore, non acquisisce nuove
consapevolezze, niente. Lei ed Henry
iniziano questa “storia” che non ha alcun briciolo di emozione, in cui sembra
che i due sì, stiano insieme, ma soltanto perché non c’è nessun altro in quel
momento. Solo perché l’altro “gli serve” per avere qualcosa, tanto più che
entrambi non si capisce se siano etero o meno.
Perfino la “storia” tra Addie e Luc è piatta e morta come le
mie aspettative dopo aver finito (a fatica) l’ultimo capitolo, con un po’ di “gelosia”
che chiamarla gelosia ce ne vuole di immaginazione.
I colpi di scena sono così prevedibili che vi basta leggere
la trama per indovinarli tutti.
Tuttavia, il romanzo si vede che è scritto da una brava
autrice, non mi sento di bocciare o dire niente sulla sua scrittura, ed per
questo che valuto Addie LaRue tre
stelline su cinque, ma sicuramente non lo consiglierei come lettura top. Sì se ti piace il genere “storico”
un po’ fantasy , ma no se ti aspetti una
bella storia d’amore intensa, una protagonista degna di questo nome, un cattivo
da brividi, un finale wow.
Se non ti annoi facilmente come me, ecco! Ahah
Essere dimenticata è un po’ come impazzire. Cominci a chiederti che cos’è
reale, se tu sei reale.