Recensione: King. Hai rubato il mio cuore - T. M. Frazier

 




Titolo: King. Hai rubato il mio cuore.
Autore: T. M. Frazier
Editore: Newton Compton Editori (11 novembre 2020)

Giudizio: 💗💗

Rovinata. Spezzata. Perduta. Thia ha perso tutto. Non le resta che rivolgersi al biker che ha incontrato tanti anni prima per riscuotere il favore che lui le deve. Il migliore amico di Bear è morto. Suo padre vuole distruggerlo. Ha cose più importanti a cui badare, e non pensava avrebbe mai rivisto la ragaz­zina dai capelli rosa di quella volta alla stazione di servizio. Finché il suo corpo malmenato non si accascia alla sua porta. Mantenere la promessa fatta a Thia significa rischiare tutto, compresa la sua vita… e quel che resta del suo cuore.
Thia è tutta lividi e dolore. Bear è un duro senza legge. Tra di loro non può funzionare. È una bugia a cui stanno per fare l’errore di credere.







Recensione

Amore. Era l’unico tipo di tortura che non conoscevo.



Leggere di nuovi protagonisti dopo la storia di King non è facile. Non è facile perché la Frazier ha creato in noi altissime aspettative, ci ha elevato ad un livello incredibile di adrenalina e colpi di scena,  regalato una trama fitta e contorta come la ragnatela di un ragno.

E con King hai rubato il mio cuore, ci si aspettava ancora di più. E invece... è stato esattamente il contrario. Io speravo di amare questa nuova duologia, ma avevo già qualche timore riguardo il protagonista.

"Usare" personaggi che, da secondari sono sembrati wow, e hanno fatto innamorare i lettori, non mi piace particolarmente. Perché si sa che l'unico scopo per cui gli si scrive una storia del genere è per appioppare il lieto fine pure a loro e accontentare i fans.

E la trama di questo ne risente tanto. C'è tanto rischio di cadere in banalità e poca immaginazione.

E, ahimè, è quello che è successo con King hai rubato il mio cuore, nonostante la Fazier sia stata molto abile a smollicare premesse interessanti alla fine di King.

Il protagonista proposto (e ovviamente già conosciuto) è Bear, il biker figlio del fondatore dei Beach Bastard, esiliato e braccato a morte dal gruppo per essersi schierato dalla parte del suo amico King invece che dalla loro. Dopo un'esperienza traumatizzante, la perdita del suo migliore amico, e l'impossibilità di tornare a casa, vive spostandosi per squallidi motel, annebbiandosi la mente tra alcool e sostanzine illegali.

A richiamarlo in città, però, sarà una ragazzina di nome Thia, cui Bear aveva salvato la vita quando ella era ancora una bambina e, quasi per scherzo, le aveva donato un anello con la promessa di esserle debitore di un unico favore quando ne avrebbe avuto bisogno.

E Thia ora ne ha davvero bisogno: nella fattoria di famiglia, la madre ha appena ucciso il marito e, per proteggersi, Thia ha sparato alla donna. In preda al panico e all'isteria, corre alla sede dei Beach Bastard, sperando di trovarvi quell’uomo biondo che anni prima le aveva promesso aiuto. Ma Bear non è lì, dove invece c'è suo padre, il crudele boss, che cerca di far violenza sulla ragazza per "punire" il figlio scomparso.

Fortunatamente Thia viene salvata da un altro biker e portata a casa di King, in attesa del ritorno di Bear.

Si intrecciano così le storie di Thia e Bear, due persone con un vissuto traumatico alle spalle con cui fare i conti, ricercati dai Beach Bastard che, adesso, li vogliono morti entrambi e, per di più, anche dalla polizia che, a causa dell’improvvisa scomparsa di Thia, sospetta della sua innocenza nella morte dei genitori.

Una trama... Banale. Mi costa tanto dire queste parole, ma più leggevo e più volevo piangere dalla delusione. Lasciando perdere la banalità del grande e grosso biker che perde tempo a regalare un anello ad una bambina infiocchettandola di promesse (con una scena così lunga e piena di dialogo da risultare palesemente fake), lasciando passare anche il fatto che per dieci anni lei sia andata in giro con questo anello come un tesoro prezioso, ma dopo un crimine e un tentato omicidio da parte della madre, invece di correre terrorizzata alla polizia (il cui vice, tra l'altro, è il suo migliore amico!), una persona decide di andare nella sede di una banda di criminali per chiedere aiuto ad un tizio che ha visto DIECI ANNI prima per dieci minuti??

E giustamente Bear si accolla ogni responsabilità di questa ragazza senza neanche averci scambiato due  parole, perché ovviamente è già innamorato, lui che ha avuto più donne di Rocco Siffredi.

Capite quanto è tutto surreale?

In più, Bear è ormai ridotto ad un uomo rozzo e privo di personalità, non c'è alcuna scintilla del Bear dei primi volumi. Qui è aggressivo e volgare e monosillabico.

Thia ha invece qualche caratteristica interessante, come la sua ambizione nella conduzione dell'aranceto di famiglia, la sua forza interiore un po' texana, la sua ironia e innocenza. La sua storia familiare è interessante, con la madre mentalmente instabile e la perdita del fratellino in giovane età.

Il dramma che la ragazza ha subito sia quando ha dovuto sparare alla madre, sia durante la violenza da parte del padre di Bear secondo me è stata "risolta" troppo in fretta, specialmente la prima.

La storia d'amore tra Bear e Thia, non credo ci sia bisogno di dirlo, ma non mi ha rapito per niente. C'era già stampato il lieto fine dalla prima pagina e la banalità di alcune scene ha soltanto dato il colpo di grazia a questa sensazione.

Unico punto di pregio è la scrittura della Frazier che, nella sua crudezza e schiettezza riesce a imprimersi comunque nella mente del lettore, trascinandoci in quei colori violenti e tormentati dei suoi mondi criminali.

Il colpo di scena finale... Ne parleremo al prossimo volume, anche se non ho vibrazioni molto positive!

Ma poi... Ultimo dubbio esistenziale: perché al personaggio che, nella storia principale è stato "friendzonato", quando diventa protagonista, gli appioppano sempre una ragazza stra giovane per "battere" in qualche modo quella precedente e riscattarlo?


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