Recensione: Gli ansiosi si addormentano contando le apocalissi zombie - Alec Bogdanovic

 





Titolo: Gli ansiosi si addormentano contando le apocalissi zombie
Autore: Alec Bogdanovic
Editore: Rogas (9 ottobre 2020)

Giudizio: 💗💗💗💗💗


La depressione è il male della nostra epoca. È la malattia più diffusa al mondo ed è la più temuta dopo il cancro. Il nostro anti-eroe ci si imbatte nell'adolescenza e cerca di liberarsene con la disciplina e il metodo di un ricercatore, peccato che la cavia da laboratorio sia lui stesso. Finirà così per autocondannarsi a un'interminabile escalation di sfortune e miserie umane: queste daranno corpo a un romanzo di formazione in cui tragedia e commedia si intersecano e fondono fino a diventare del tutto indistinguibili.





Recensione


Ero socialmente inutile se non dannoso, una bomba pronta ad esplodere.



Confesso che all’inizio questo libro mi ha spiazzato, per come è scritto e per la tematica, però poi ho saputo apprezzarne l’essenza.

Protagonista è Alec, adolescente e poi ragazzo complessato ed insicuro, un nerd rachitico e sfigatello che ben presto prende coscienza di avere problemi fisici e psicologici.

Attraverso la narrazione della sua triste storia, Alec viene ad accendere l’attenzione su quella che viene considerata una malattia “secondaria” o di poca importanza: la depressione. Chi di noi non ha mai detto “sono depresso”, non riflettendo adeguatamente su cosa significasse. Magari siamo soltanto stressati a causa di ritmi quotidiani frenetici e a malapena sostenibili, e tendiamo a confondere questo con quella che invece è una patologia subdola e meschina, che pian piano si fa largo nell’animo attraverso ansie ed insicurezze fino a divenire una specie di mostro opprimente.

Esistono farmaci per curarla, certo, ma sovente non bastano perché danno il via ad un circolo vizioso che dona dipendenza e non fa che acuire il disturbo.



Purtroppo capire il funzionamento di queste sostanze non basta per mantenerle ad un livello adeguato.



Chi sta al fianco di una persona depressa non sempre le dà aiuto, per ignoranza, per disattenzione o disinteresse, perché semplicemente non riesce a riconoscere la gravità del problema, o perché ritiene sia una cosa vergognosa da tenere nascosta alla gente.



Eravamo soli in un mondo in cui la solitudine era resa facilmente occultabile e veniva trattata con l’omertà che si riserva alle perversioni più fetide.



Allora il soggetto è costretto a “restare a galla” come può, autocurandosi, frequentando ambienti a lui più congeniali e persino giungendo a ricorrere alla chirurgia per essere finalmente “normale”. Ma si tratta di una “normalità” effimera, che non basta a placare il desiderio di stabilità, il sentirsi “sbagliati” , uno scarto umano, un “errore  dell’evoluzione”. Ed è a quel punto che si arriva a compiere gesti estremi….



Il danno che avevo fatto era irreparabile.



A volte basterebbe avere il coraggio di accogliere l’amore incondizionato degli altri quando si ha la fortuna di trovarlo, un amore che non storce il naso dinanzi ai difetti, ma li accetta e ne fa tesoro. Marina, compagna di classe di Alec al liceo, cerca di farglielo capire, ma lui, forse per paura, forse per immaturità, sceglie di lasciarla andare. Quando si rende conto dell’enorme sbaglio che ha commesso, è ormai troppo tardi, e solo lo stalking e la fantasia gli offrono un po' di sollievo….



Tutto quello che volevo era lei. […]Lei che mi aveva amato quando non mi amava nessuno.



Un libro forte, pungente, a tratti quasi eccessivo, scritto in maniera ironica e sarcastica per far immergere meglio il lettore all’interno del virus che avvelena le nuove generazioni (non il Coronavirus!), un nemico invisibile e difficile da affrontare, che conduce in spirali autodistruttive e spezza vite senza nemmeno farsene accorgere.

Ammiro molto il coraggio di questo ragazzo che ha scelto di affrontare in modo quasi leggero e ironico quella che a tutti gli effetti è una “malattia sottovalutata” che uccide (non solo in senso letterale) esattamente come le altre, e che in un gran numero di casi non può essere fronteggiata coi solo farmaci.



La nostra epoca è la più infelice mai esistita, ma anche quella più attrezzata a livello di palliativi che sopperiscono la mancanza di felicità.



Consigliato a tutti, perché ciascuno di noi può incappare in questo “mostro” o comunque conoscere persone che soffrono di questo male.

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