Recensione: Panic - Lauren Oliver

 




Titolo: Panic
Autore: Lauren Oliver
Editore: Safarà Editore  (26 novembre 2015)
Giudizio: 💗💗💗💗

È arrivata una nuova estate a Carp, una cittadina senza futuro immersa nel cuore grigio di un'America sonnolenta. Ma con la fine della scuola arriva anche Panic, la competizione segreta a cui partecipano i diplomati al liceo cittadino, e come ogni anno è pronta a dissipare il torpore e scatenare i conflitti più violenti, le alleanze più inaspettate, i sentimenti più profondi. Heather, Dodge, Nat e Bishop: un gruppo di amici, una serie di prove da superare. Paura e coraggio, lealtà e tradimento, il miraggio di un primo amore, un biglietto per il futuro; la posta in gioco è altissima, e così anche il rischio. Sei pronto a giocare?





Recensione

Panic era un grande trucco di magia. I giudici erano gli illusionisti; il resto di loro era solo il pubblico stupido e che se ne restava a bocca aperta.

 

 

Premetto che ancora non ho guardato la serie televisiva edita da Amazon Prime, sempre con lo stesso titolo, Panic, però tra una pubblicità e un’altra su Youtube mi ero imbattuta nel trailer e devo dire che mi aveva molto incuriosita. Da un lato sembrava una storia dalla trama avvincente, adrenalinica, con quel pizzico di romance e misteri da scoprire; dall’altro c’era però la paura di incappare nella solita storia vista e rivista, “spacciata” per novità ma che alla fin fine era tutto fumo e niente arrosto.  

Panic si basa tutto sul gioco a sfide che i ragazzi dell’ultimo anno di liceo affrontano per poter vincere il montepremi in denaro. Sfide terribili, che possono addirittura costare la vita ai partecipanti.

Devo dire che questo incipit mi aveva molto ricordato Nerve, il romanzo di Jeanne Ryan da cui era stato tratto anche un film nel 2016 e che mi aveva davvero, davvero deluso.

Panic, dal trailer sembrava somigliare molto a Nerve, appunto, ma ho azzardato (complice il fatto di penuria di nuovi libri) e…? Come sarà andata? Scopriamolo insieme!

Una delle nostre protagonista è Heather, una ragazza a cui sta stretta la vita a Carp, una cittadina dove non succede mai niente, dove tutti si conoscono e dove ci sono ben poche possibilità di costruirsi un qualcosa. Ha molte insicurezze verso sé stessa e la necessità di voler essere amata da qualcuno, a causa del rapporto difficile che ha con sua madre. Heather, infatti, vive in una roulotte con la sua sorellina Lily e sua madre, che è quasi sempre ubriaca o sotto effetto di sostanze. Ha due migliori amici, Bishop e Nat, e l’unico ragazzo che pensava ci tenesse a lei l’ha appena mollata per una “più facile”. Tutti questi fattori la porteranno a compiere un’azione che mai si sarebbe aspettata di fare: giocare a Panic. Quel gioco in cui molti studenti hanno perso la vita, molti sono rimasti gravemente feriti e, per di più, la polizia ha bollato come “reato” e chi è beccato a partecipare rischia di finire in galera o al riformatorio.

Heather, però, vede solo una cosa: il premio. Migliaia di dollari che potrebbero cambiarle totalmente la vita, permetterle di fuggire da Carp, da sua madre, di dare una vita migliore a sua sorella.

L’altro protagonista è Dodge, un ragazzo un po’ emarginato che vive anch’egli una vita molto modesta con sua madre e sua sorella, una ragazza rimasta paraplegica a seguito di un incidente stradale giocando proprio a Panic. Convinto che l’incidente non sia stato un vero incidente, ma più una manomissione per farla perdere, Dodge è pronto a vendicare sua sorella partecipando a Panic lui stesso, e facendola pagare al fratello di quello che, ne è convinto, è stato l’autore della distruzione delle gambe di Danya. Occhio per occhio, insomma.

Le vite dei due protagonisti s’intrecciano quando Dodge, da sempre innamorato della migliore amica di Heather, Nat, aiuta le due ragazze durante una sfida di Panic. Si forma così un improbabile quartetto di amici: Dodge, Nat, Heather e Bishop.

Nat e Bishop sono proprio i due personaggi che non ho assolutamente compreso!

Nat è all’apparenza la classica ragazza perfetta, dalla vita agiata, bellissima, cui tutti muoiono dietro e che aspira a diventare un’attrice di Hollywood. È consapevole del proprio fascino, e più di una volta lo usa per manipolare le persone per il proprio tornaconto. Eppure è amica di persone “umili” come Heather e Bishop, seppur i loro mondi non mi sembrano compatibili. Ha paura di qualsiasi cosa, eppure riesce a giocare a Panic. L’evoluzione finale che la Oliver dà al suo personaggio, poi, l’ho trovata davvero troppo irrealistica, e il suo rapporto con Dodge assolutamente no sense.

Bishop è cresciuto assieme a Heather, ed è da sempre innamorato di lei come lei di lui. Allora perché Lauren Oliver ci dice che da adolescenti si erano messi insieme, ma lui da un giorno all’altro aveva troncato senza motivo? E perché si mette con altre ragazze?

Non lo so, queste due coppie non mi hanno per niente convinto, e avrei preferito che l’autrice a metà percorso di questi “cuori infranti” per i poveri Heather e Dodge, avesse creato una nuova dinamica proprio tra di loro (le cui scene insieme erano davvero molto interessanti e piene di aspettative), lasciando perdere Bishop e Nat.

Ma passiamo al succo interessante, ovvero il gioco. Devo dire che le sfide non sono state nulla di così mozzafiato, nulla di troppo emozionante ecco. Forse perché l’autrice risolve tutte le scene con troppa semplicità, quindi noi lettori ad un certo punto siamo consapevoli che non accadrà mai niente di brutto. Siamo rilassati, non sulle spine ed in ansia.

Tuttavia la scrittura è avvincente, fluida, non c’è mai alcun punto “morto” e le storie personali di Heather e Dodge sono davvero ben strutturate e tengono il lettore incollato alle pagine!

Un romanzo per svagarsi, riflettere e vivere un po’ di avventure senza paura: perfetto da gustarsi in spiaggia, insomma!

 

 

Un giorno, forse, avrebbe dovuto saltare di nuovo. E lei l’avrebbe fatto. Ora sapeva, che c’era sempre una luce oltre l’oscurità, e che la paura era nel profondo di ognuno di noi; che c’era un sole verso cui protendersi, spazio, e libertà.

C’era sempre un modo per rialzarsi e non bisognava avere paura.



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