La Valigia di Carta

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Titolo: Aurora Burning
Autore: Amie Kaufman e Jay Kristoff
Editore: Mondadori (16 marzo 2021)

Giudizio: 💗💗💗


I nostri eroi sono tornati. (Più o meno). Ci sono due notizie, una buona e una cattiva. Quella cattiva è che una forza oscura e antica sta per essere liberata nella galassia minacciando la sopravvivenza di ogni razza senziente che vive al suo interno. Qual è la buona? Ty e gli altri membri della Squadra 312 sono pronti a intervenire nuovamente per salvare la situazione. Tutto bene, se non fosse che incappano in una serie di tante piccole distrazioni che minacciano di distoglierli dalla missione, tipo il branco di gremp che li sta inseguendo per catturarli e accaparrarsi così la taglia messa sulla loro testa. O il gruppo di agenti AIG con inquietanti fiori argento per pupille pronti a tutto pur di mettere le mani su Auri. O, ancora, la sorella di Kal, ricomparsa dopo una lunga assenza, che non pare esattamente felice di rivedere il fratellino e che per di più ha un esercito syldrathi dalla sua. Con metà della galassia sulle sue tracce, la Squadra 312 non si è mai sentita così tanto desiderata. Quando Ty e i suoi scoprono che l' Hadfield è stata recuperata, per loro è tempo di uscire allo scoperto. Duecento anni prima, la nave-colonia era svanita, lasciando Auri come unica sopravvissuta. E ora nella scatola nera del vascello potrebbero essere contenute informazioni fondamentali per la salvezza di tutti. Ma il tempo è tiranno e, se Auri non sarà in grado di imparare a gestire in fretta il suo potere, la squadra e tutti i suoi sostenitori rischieranno seriamente di ritrovarsi più morti del Grande Ultrasauro di Abraaxis IV. Preparatevi a leggere di rivelazioni scioccanti, colpi in banca impossibili, doni misteriosi, e un'epica battaglia finale che segnerà il destino degli eroi più improbabili (e indimenticabili) di tutta la Legione Aurora, e forse dell'intera galassia.





Recensione

Aurora Cycle ci aveva lasciati col fiato sospeso: la squadra 312 aveva appena perso una loro componente, Kat, in seguito ad uno scontro con una razza aliena che progetta di conquistare il mondo… da ben parecchi secoli! Questo “nemico”, molto potente e molto antico, dopo una vecchia battaglia col popolo degli Eshvaren, è rimasto nell’ombra in attesa di riprendere piene forze, infiltrandosi come Agenti Segreti negli schieramenti terrestri, da cui ora lancia all’Universo l’avviso che la Squadra 312 è ricercata per ALTO TRADIMENTO, e ordina a qualsiasi razza di catturali a vista in cambio di una promiscua ricompensa.

Sì, perché per chi si fosse perso il primo volume di questa serie, Amie Kaufman e Jay Kristoff ci tuffano in un’avventura ambientata nel futuro, più precisamente nello spazio, dove umani e razze aliene si mescolano e cooperano in amicizia, s’innamorano, studiano insieme, gestiscono mondi super tecnologici.

Aurora era una ragazza terrestre che doveva partecipare ad una colonizzazione di uno di questi nuovi mondi, ma la navicella su cui viaggiava aveva subito un misterioso incidente e tutti i suoi occupanti erano morti, tranne lei… che verrà ritrovata ben 220 anni dopo da Tyler Jones, il miglior allievo dell’Accademia Aurora, nonché neo-capo della squadra 312.

Ogni capitolo è scritto dal punto di vista di uno di questi protagonisti: Aurora, Tyler e sua sorella Scarlett, gli alieni Kal e Finian, e la cervellona Zila. Hanno il compito di proteggere Aurora, che dal suo risveglio pare avere poteri magici, donatele dall’estinto popolo degli Eshvaren, ed è l’unica in grado di poter sconfiggere questa forza aliena che minaccia l’intera galassia.

Lo stile degli autori è frizzante, incalzante, ironico e coinvolgente. Le scene d’azione sono emozionanti e adrenaliniche, e la trama molto ben sviluppata nei suoi intrecci e misteri. Ma. Ho continuato a trovare i protagonisti troppo stereotipati, troppo cliché, e in questo secondo volume anche molte scene mi sono sembrate “forzate” per poter stringere e arrivare al punto.

Non mi è piaciuta l’evoluzione della storia d’amore tra Aurora e Kal. Nel primo volume, i due sembravano aver deciso di andarci molto piano, in quanto non si conoscevano affatto, anche se Kal aveva avuto un “colpo di fulmine”. Qui invece il freno a mano è stato totalmente eliminato, e il piede premuto a tutto spiano sull’acceleratore. Ci sono cuoricini e amore ovunque, fino al colpo di scena che scombinerà tutto, e che mi ha fatto un po’ storcere il naso per la reazione dei protagonisti, in particolare di Aurora.

Purtroppo non riesco a entrare in sintonia con nessun personaggio, forse a causa dei troppi capitoli dedicati all’uno a all’altro che non aiutano a concentrarsi su qualcuno in particolare, e Aurora che dovrebbe risultare la nostra eroina… è abbastanza neutrale e “insipida”.

Nuova coppia, che ancora non è una coppia ma io lo spero tanto, è, sorpresa delle sorprese, Tyler con nientepopodimeno che la sorella cattiva e acida di Kal, che ci regala alti momenti di fierezza femminile!

Che altro dire… Nonostante queste pecche nei personaggi, la trama mi è molto piaciuta, mi ha molto incuriosita, e mi ha molto divertita. Tutti gli inseguimenti, le strategie, le scoperte, i sotterfugi, sono davvero interessanti e originali, movimentano la storia tanto che non sai mai cosa può succedere il capitolo dopo, e il finale aperto lascia il lettore con l’ansia di saperne di più col prossimo volume!

 

Nulla è più semplice e doloroso che fare la scelta giusta.


 





Titolo: Black Touch
Autore: Dalila Khbizy
Data pubblicazione: 27 marzo 2021

Giudizio: 💗💗💗💗💗

Megan Stonheaven non avrebbe mai voluto immischiarsi nelle faccende paranormali della sua bizzarra famiglia; chimere e fantasmi, streghe e biblioteche incantate, affascinanti esorcisti e pericolosi giochi di potere se li sarebbe aspettati solo in qualche fantasiosa trama cinematografica, non dal suo destino. Eppure, a seguito di una festa a cui non avrebbe nemmeno dovuto partecipare, la realtà la colpisce come uno schiaffo: lei è una Sensitiva. Quel mondo che ha sempre voluto evitare ora è il suo mondo, e le responsabilità della sua famiglia all'improvviso sono anche le sue. Non che Megan sia particolarmente interessata a diventare una Sensitiva modello: non quanto le interessino gli occhi azzurri del suo partner, Ash Grandville, o il legame unico con Loki Blackpool, molto più simile a lei di quanto creda.Presto, tuttavia, il pericolo busserà alla porta degli Stonheaven. E cercherà proprio lei.




Recensione

Riesco ad amare solo ciò che potrebbe uccidermi.



Con questo romanzo si apre un nuovo interessantissimo filone della narrativa dedicata al paranormale. Dopo i triti e ritriti temi dei vampiri, degli angeli e dei demoni, finalmente una ventata di originalità soffia su questo settore da sempre amato dai lettori.

Megan Stonehaven è la diciassettenne terzogenita del Casato Stonehaven, una delle famiglie di Sensitivi al servizio della Casa di Londra per la redenzione delle anime e la lotta alle chimere (anime non salvate). Per sua fortuna, solo i primi due figli hanno il dono, o meglio la maledizione, della “Percezione”, quindi lei può tranquillamente godersi la sua vita da Ignara. Almeno fino a quando non inizia a vedere e sentire cose che…non dovrebbe vedere e sentire!



Non erano mie allucinazioni. Non c’entrava alcun film, non era colpa delle ore di sonno perse. Tutti avevano la Percezione…me compresa.



A quel punto, sua madre non può più nascondere la verità, cioè che lei è una falsa terzogenita, per cui anche lei è una Sensitiva. Inizia così per Megan un duro allenamento per il futuro contratto con la Casa. Al suo fianco viene posto Asher Grandville, nipote della console degli Esorcisti (il “Capo” per intenderci!),  il partner di sua sorella Elise, un ragazzo tanto bello quanto misterioso, che un attimo prima flirta con lei e l’attimo dopo….vuole ucciderla!



“Tu mi fai paura”

“Tu fai paura a me”



Tra una ronda e una missione, Megan si ritroverà a dover fronteggiare la morte e, soprattutto, a cercare di far luce su “cosa” sia realmente.



Condividi il tuo corpo con un’entità che non vuole altro che continuare a vivere, dunque ambisce solo al tuo bene.



L’incontro con Loki, ex migliore amico di Ash, che ora odia a morte, l’aiuterà ad accettarsi e ad accettare la realtà che ha attorno e, alla fine, Megan dovrà scegliere da che parte stare.



Ogni volta che sei con lui rischi la vita.



Partendo col dire che il libro fa parte di una trilogia, quindi il finale è aperto, la storia, dopo un inizio un po' fiacco, è davvero avvincente, ti prende e ti trascina nei meandri di un mondo inimmaginabile e affascinante che si fatica a lasciare all’ultima pagina.

La protagonista femminile, Megan, non è la solita ragazza dolce e ingenua catapultata per caso nella dimensione soprannaturale, ma una tipa tosta e determinata, capace di tenere testa a chiunque e di dire sempre ciò che pensa. Malgrado d’improvviso divenga anche lei parte del “mestiere” di famiglia, di cui aveva scarne informazioni, affronta la situazione con coraggio, imparando da sola a dominare la propria “natura”.

Asher è un personaggio ambiguo, all’apparenza superficiale e arrogante, presuntuoso e vanesio, accecato dal prestigio e dalla venerazione degli altri in quanto futuro Console degli Esorcisti, ma con Megan si scopre che invece ha un grande cuore, cerca di fare ogni volta la “cosa giusta”, pur reputandosi un “mostro” che presto dovrà essere abbattuto. Il ragazzo infatti nasconde un segreto terribile, che pochi conoscono e che lo porta ad essere terrorizzato da Megan nonostante l’attrazione che prova per lei.



C’è qualcosa in te che continua a terrorizzarmi. E più ci penso, più rabbrividisco.



Insieme a Loki, altro “figo” ombroso e tormentato, abbiamo un bel triangolo (lui-lei- l’altro), rivisitato però in chiave meno fiabesca e più inquietante, dove l’amore fa da sfondo alla vicenda principale senza passare troppo in primo piano (almeno per ora), cosa che un tantino mi è dispiaciuta, in realtà!

In “Black Touch” non c’è una netta distinzione tra bene e male, tra amici e nemici; ciascuno dei personaggi sembra avere più di una personalità, è al tempo stesso un abominio e un eroe, da temere o no a seconda dei momenti. La stessa Meg dovrà fare i conti con quel “qualcosa” che alberga in lei e spesso prende il sopravvento.



Dovevo privarla del contatto col mondo esterno, rinchiuderla nella sua gabbia. Ma non era facile.



Un romanzo “scuro”, un mare in tempesta rabbioso e terrificante che fa paura eppure affascina al contempo, una canzone triste che entra in testa e resta lì. Una pungente ironia smorza un po' i toni “apocalittici” e dona una nota di brio e leggerezza, rendendo la narrazione ancora più catalizzante.

In definitiva, un piccolo gioiellino destinato a prendersi il suo spazio nel panorama letterario, che induce ad anelare con ansia il seguito!



Era tutto già deciso, uno scopo lo avevi fin dall’inizio.


 





Titolo: Nel tempo tutto resta
Autore: Josuele Di Grazia
Editore: New Book (2 marzo 2021)
Giudizio: 💗💗💗💗💗

La vita di Marco non è mai stata facile, ha cicatrici sul cuore enormi che sembra lo condannino a restare per sempre nell'ombra, così come si è abituato a chiamarla. È un ragazzo semplice, non ha molti amici, ma ha dei piccoli sogni, e deve portare il peso di una vita che lo ha ferito, togliendogli quello che aveva di più bello: la sua infanzia. Ma per capire la storia di Marco, è importante conoscere anche la storia di Elisa, la sua mamma. Solo così riuscirà a rinascere.



Recensione

Non sei il solo a vivere nell’ombra, per quanto tu sia convinto del contrario. In questa vita, tutti prima o poi ci vivono, chi per più e chi per meno tempo. Però poi alla fine ci si stanca di vivere nell’ombra e si esce fuori, riuscendo a realizzare i propri sogni, inseguendo le proprie passioni e amori.



Queste poche frasi racchiudono tutta l’essenza di questo libro, un libro forte, difficile, un pugno allo stomaco che apre gli occhi sulla realtà di coloro che stanno “ai margini”, intrappolati in una gabbia di rancore e solitudine da cui pare impossibile uscire. Un racconto crudo, intriso di sofferenza ed ingiustizia, in mezzo alle quali inaspettatamente germoglia il delicato fiore della speranza, che crepa il grigio cemento di un cammino che pareva già segnato.



Forse questa volta la luce non si sarebbe spenta.



Marco è un ragazzo di Certaldo, piccolo paesino della Toscana, insoddisfatto e stanco di quella che è la sua quotidianità. Lavora in una fabbrica di tubi per un misero stipendio e abita da solo in un monolocale quasi spoglio. Ha lasciato la scuola a diciassette anni per emanciparsi da una madre che, dopo la tragica perdita di suo padre,  ha preso ad isolarsi da tutti coloro che le volevano bene e ad odiarlo, poiché il suo viso le rammentava ogni istante ciò che aveva perso. Un incontro inaspettato gli farà capire che anche lui può aspirare ad innalzarsi al di sopra “dello schifo che ha intorno”, che bisogna “vivere” e non solo sopravvivere…



Marco, tu vivrai nella luce! Basterà che mostri quello che hai dentro e vedrai che verrai apprezzato!



Ciascuno di noi è condizionato dal proprio passato, dalle esperienze positive e negative che ha avuto, e, che ci piaccia o no, ci hanno reso ciò che siamo ora. Spesso si resta ancorati ai ricordi, soprattutto a quelli dolorosi che hanno lasciato segni indelebili nell’anima, e non si riesce a vedere il bello che la vita ci pone davanti, convinti che essa non sia altro che mera sofferenza.



[..]non esiste solo la sofferenza come credi tu. Esiste l’amore, esistono le donne, le poesie, esiste bere fino all’alba con gli amici, esiste ballare sotto la pioggia, esiste quel caffè preso alla mattina dentro a un bar, mentre una bella donna ti passa accanto e ti guarda sorridendo.



Una storia che è insieme la cronaca di un’esistenza vuota e monotona ed un invito a non lasciarsi inghiottire dal baratro dell’arrendevolezza verso un destino che pare inevitabile. Se riusciamo a trovare dentro di noi la forza di sperare, di lottare per i nostri sogni e desideri, allora tutto cambierà colore. Perché…”niente, ripeto niente, ti dà il diritto di buttare via la tua vita.”

Non sappiamo quanto tempo ci sarà concesso, per cui assaporiamone appieno ogni attimo, abbandonando lungo la strada le zavorre che ci appesantiscono e ci impediscono di cogliere la straordinarietà dell’esistenza!



Cosa vuoi di più, se qui c’è già tutto?


 





Titolo: Blood & Honey. La strega e il cacciatore 2
Autore: Shelby Mahurin
Editore: HarperCollins (4 marzo 2021)

Giudizio: 💗

Lou e Reid sono in fuga da tutti. Dalla congrega, dalla Chiesa e dal re. Per sopravvivere hanno bisogno di alleati. Alleati potenti. Ma il loro aiuto ha un prezzo. Cosa dovranno sacrificare per pagarlo?
Sfuggiti per un soffio al pugnale di Morgane, Lou e Reid sono di nuovo insieme… ma le streghe della congrega, gli uomini del re e gli chasseur continuano a dar loro la caccia. Non c’è più tempo, ormai, e il cerchio si stringe inesorabile… Erano certi che insieme avrebbero superato ogni cosa. Ma quando Morgane li attira in un crudele gioco del gatto col topo, i due giovani sono costretti a chiedere aiuto a La Voisin, regina delle Dames Rouges e nemica giurata della congrega di Lou. Mentre Lou, convinta di non avere alternative se vuole salvare suo marito e i loro amici, percorre i sentieri più oscuri della magia, Reid, benché riluttante, deve esplorare i suoi nuovi poteri. Hanno giurato di essere una cosa sola fino alla fine dei loro giorni…




Recensione


Tu sei un serpente. Cambia pelle, se quella che hai non va più bene. Trasformati in qualcosa di diverso. Qualcosa di meglio.

 

  

Se Serpent and Dove mi aveva abbastanza convinto, Blood and Honey decisamente no. Per chi ha letto la precedente recensione, sa che avevo trovato molti punti positivi nella storia creata da Shelby Mahurin, nonostante la “banalità” dell’intreccio amoroso strega/cacciatore. Mi era piaciuta la caratterizzazione spumeggiante della protagonista, Lou, e i vari siparietti ironici che si creavano qua e là, in contrapposizione all’austerità del co-protagonista Reid, un uomo ligio alle regole, alle convenzioni sociali e alla sua morale.

Tenendo conto che ci troviamo in un’epoca approssimativamente ambientata nell’600, la personalità irriverente di Lou, “maleducata”, senza limiti e senza alcun pensiero per quelle che erano le “regole” a cui le donne sottostavano in quell’epoca, appariva un po’ fuori posto, ma in parte giustificata dal suo essere una strega e quindi con una mentalità più “aperta” rispetto alle ragazze normali, e affascinava il lettore con le sue continue battute taglienti.

Reid, al contrario, rispecchiava molto bene la società chiusa di quel tempo, in cui vedere le caviglie di una donna era assolutamente scandaloso e le “streghe” erano creature malvagie da bruciare sul rogo.

Fin qui tutto bene, ma già nella seconda parte di Serpent and Dove erano iniziati i problemi. Reid aveva scoperto la vera natura di Lou, e addirittura di essere anche lui stesso una strega… il tutto risolto in “baci e abbracci” in poche pagine. Per un personaggio tanto “chiuso”, sarebbe stato più credibile e apprezzata un’introspezione e una guerra interna moolto più lunga!

Blood and Honey riparte esattamente dalla fine del primo volume, ossia con Lou, Reid e la loro compagnia in fuga nei boschi, cercando di scappare dalla madre della protagonista, che vuole la figlia morta a tutti i costi per portare a termine i suoi piani di vendetta.

Dai primi capitoli è chiaro che la narrazione di questo secondo volume è moscia. Addirittura stupida, per le scelte che l’autrice fa compiere ai protagonisti pur di creare qualcosa nella trama. Lou è, sostanzialmente, quella che ha messo in pericolo tutti i suoi amici, trascinandoli (sebbene loro abbiano scelto di farlo, perché affezionati) in questa orrenda situazione dove non sanno che pesci prendere per sfuggire alla cattiva Morgane e anche ai cacciatori. E nonostante ciò, non si dispensa dal commettere tantissime azioni sconsiderate che potrebbero mettere ancora più in pericolo la sua banda, pur di fare quello che vuole. Come andare a comprarsi vestiti, fare il bagno con Reid nel fiume… Un’accozzaglia di azioni no sense, col solo fine di creare litigi ed incomprensioni tra i due protagonisti, in modo da farli allontanare, come un elastico che viene teso, per poi rischioccare tutto sul finale e rimetterli insieme.

Lou è una bambina capricciosa qui, non fa più sorridere come nel primo romanzo.  Ormai non riesce a controllare la portata dei suoi poteri, che influenzano anche la sua persona, rendendola quasi cattiva. Rischia tante volte di combinare più guai che altro, ma quando qualcuno prova a parlarle si offende e minimizza… per poi rifare tutto daccapo.

Il povero Reid, vedendo ciò, si convince, giustamente, che la magia è una cosa che è meglio non usare e si rifiuta di provarci. E le altre streghe, Lou compresa, invece di aiutarlo pian piano a metabolizzare la sua nuova natura da strega, aiutandolo magari a compiere piccole magie innocenti per esercitarsi, lo costringono, nelle situazioni  di difficoltà, a usarla contro la sua stessa volontà, quasi aggredendolo.

L’unico cattivo è Reid che non accetta Lou come strega (e di conseguenza, anche se stesso), e nessuno prova ad abbassare un attimo il dito accusatorio e a cercare di capire che questo ragazzo ha vissuto una vita intera con la radicata convinzione che la magia fosse un abominio, un’assoluta malvagità, e lui in primis è stato il carnefice di tantissime streghe. Forse è un tantino sotto shock, confuso, traumatizzato… no?

Tutta la trama si basa sul piano di Lou e i suoi amici di riuscire a trovare degli alleati per poter finalmente combattere contro Morgane, e vorrei un attimo specificare e sottolineare ed evidenziare che Morgane avrebbe potuto ucciderli tutti già al primo capitolo! La strega, infatti, mentre i nostri protagonisti pensavano di essere ben nascosti, lascia loro un bigliettino per far intendere che, improvvisamente, vuole giocare al “gatto col topo”. Ma perché?? Perché sprecare tanto tempo, dando loro l’opportunità di trovare alleati, quando ti servono morti già da ieri??

Ah, giusto.. Altrimenti come la portavamo avanti la storia?

In tutto ciò, ogni tanto compariva qualche nemico qua e là, così dal nulla, per dare un po’ di movimento, finché arriviamo finalmente alla parte dove Lou riesce a formare un bel gruppo con cui andare da Morgane… e lo lascia a casa. Letteralmente! Lascia tutti a casa, perché “deve combattere lei sua madre”, e va!

 

 

Avevo radunato i miei alleati (ed ero scappata per affrontare Morgane senza di loro).

 

 

Io sono senza parole.

Ovviamente il finale non è un finale, perché dobbiamo arrivare a completare una trilogia. Ci sarà un “colpo di scena” che era già stato spoilerato dalla stessa autrice tantissime pagine prima e quindi mi sa che non ha sconvolto o sconvolgerà nessuno. Che dire, aspettiamo l’ultimo volume… 


 





Titolo: Quello che tu non vedi
Autore: Julia Walton
Editore: Sperling & Kupfer (9 marzo 2021)
Giudizio: 💗💗💗💗💗

Quando la realtà ti scivola tra le dita, lascia che sia l'amore la tua unica realtà. All'apparenza, Adam è un adolescente come tanti, con la scuola, qualche amico e la passione per la cucina. In verità, si porta appresso un enorme fardello: è affetto da schizofrenia, un disturbo mentale che gli provoca allucinazioni molto vivide sotto forma di personaggi insoliti e ingombranti che si presentano da lui quando meno se l'aspetta e nei momenti meno opportuni. Tuttavia, grazie a un farmaco sperimentale, gli si prospetta all'improvviso la possibilità di nascondere la malattia al mondo. Nell'istante in cui conosce Maya, intelligentissima e meravigliosa, Adam spera con tutto il cuore che la cura funzioni e non desidera altro che essere normale, per lei. Quando, però, la terapia comincerà a non avere più l'effetto sperato, come potrà mantenere il segreto sulla sua condizione con la ragazza dei suoi sogni? 




Recensione


È  bello sentirsi dire ti amo da qualcuno che non è obbligato a starti accanto.



Un romanzo toccante, intimo, venato di tristezza e solitudine, dove l’amore porta quel raggio di sole che rende la vita, anche quella più angosciante, degna di essere vissuta.

Adam Petrazelli è un sedicenne che soffre di schizofrenia, un disturbo mentale che spinge a vedere cose e persone non reali ed a sentire voci che gli altri non avvertono. Una patologia terribile che gl’impedisce di condurre un’esistenza normale e condiziona anche il rapporto con l’amorevole madre ed il patrigno. Grazie ad un farmaco sperimentale, Adam sembra riuscire a tenere sotto controllo le sue allucinazioni e, pian piano, riacquista speranza nel futuro.

Iscritto ad una nuova scuola in cui nessuno sa del suo “problema”, il St.Agatha, un istituto  cattolico,  stringe  amicizia con Dwight, pallido e goffo, ma intelligente e di buon cuore, e con Maya, una ragazza filippina di cui finirà con l’innamorarsi, ricambiato. Ben presto, però, il suo fisico inizia a non rispondere più adeguatamente alla terapia, che viene gradualmente sospesa, inducendolo a compiere un atto sconsiderato che lo porterà dritto in ospedale. A quel punto, la verità viene a galla, verità che lui aveva tenuto nascosta a tutti, anche a Maya.



Non avrei mai voluto che tu sapessi perché non volevo che avessi paura di me.



Una storia forte, che affronta il tema di una malattia spesso non abbastanza conosciuta, i cui sintomi possono manifestarsi in vari modi e, anche se ad oggi una cura definitiva non c’è, sono a disposizione terapie promettenti. Con questo libro l’autrice mira a veicolare il fatto che non tutti coloro che ne sono affetti risultano soggetti violenti che rappresentano un pericolo concreto per gli altri. Semplicemente, a volte devono fare i conti con cose irreali, con una mente che non risponde ai loro comandi.



“Noi vediamo il mondo in modo diverso e ci facciamo regole nostre.”

“La nostra verità è diversa da quella di chiunque altro.”



Una vicenda che mastica un boccone amaro con insolita ironia e pacatezza, rendendo leggero e spesso addirittura spassoso un qualcosa che invece non lo è, ma che così trattato può venire maggiormente compreso ed accettato.

Adam è soltanto un adolescente che si ritrova ad affrontare un “mostro” insito in se stesso con una forza ed una determinazione ammirevoli. Invece di starsene in un angolo, lontano da tutti, a piangere e maledire il destino, sceglie di accogliere la malattia come una sua parte inscindibile e cerca di fare il possibile per curarsi, magari anche sbagliando, ma dimostrando una tenacia e una voglia di lottare che lasciano piacevolmente basiti.



Io non volevo essere pazzo. Nessuno vuole essere pazzo. Ma ora che so che cosa mi sta succedendo, ora che so che cosa avviene nella mia testa, non voglio pensare a com’è sapere di essere pazzo. E sapere che lo sa anche la tua famiglia.



Maya, la ragazza di cui s’invaghirà, è tutt’altro che una dolce fanciulla indifesa: è una tipa “tosta”, non molto socievole ed empatica, “è educata…..ma le importa veramente solo di una ristretta cerchia di amici. Se ti sceglie, è una specie di avvertimento. Non le piace perdere tempo”. Da subito scorge in Adam una sensibilità ed una gentilezza che il suo aspetto imponente cela ad uno sguardo superficiale. Comprende poi che c’è qualcosa che non va il lui, ma comunque gli resta al fianco, finché Adam stesso non la allontana.  Ma Maya non è disposta a farsi da parte: da fiera guerriera qual è, vuole prendere da sola le sue decisioni.



La vita non è giusta per nessuno. E chi ti dice che tocca a te decidere cosa sono in grado di affrontare?



Un piccolo capolavoro letterario scritto sotto forma di “diario allo psicoterapeuta” che celebra l’amore come cura, come supporto ed ancòra, un sentimento vero che non conosce paura ed incertezza anche dinanzi alla malattia mentale,  un sentimento pulito che rende meno oscuro e terrificante il baratro della pazzia. Perché in fondo ognuno è un po' folle a modo suo…



Non importa che nessun altro possa vedere ciò che vedo io. Il reale è soggettivo e ci sono un sacco di cose che non sono reali per tutti.



Consigliato a chi è aperto ad approfondire temi non facili ma di grande interesse!

 





Titolo: Il regno di rame
Autore: S.A. Chakraborty
Editore: Mondadori (2 marzo 2021)

Giudizio: 💗💗💗

La vita di Nahri è cambiata per sempre nel momento in cui ha accidentalmente evocato Dara, un misterioso jinn. Fuggita dalla sua casa al Cairo, si è ritrovata nell'abbagliante corte reale di Daevabad, immersa nelle cupe conseguenze di una battaglia devastante, e lì ha scoperto di aver bisogno di tutto il suo istinto truffaldino per sopravvivere. Anche se accetta il suo ruolo ereditario, sa di essere intrappolata in una gabbia dorata, controllata da un sovrano che governa dal trono che una volta apparteneva alla sua famiglia: basterà un passo falso per far condannare la sua tribù. Nel frattempo, Ali è stato esiliato per aver osato sfidare suo padre. Braccato dagli assassini, è costretto a fare affidamento sui poteri spaventosi che gli hanno donato i marid. Così facendo, però, minaccia di portare alla luce un terribile segreto che la sua famiglia ha tenuto nascosto a lungo. Intanto, nel desolato nord, si sta sviluppando una minaccia invisibile. È una forza capace di portare una tempesta di fuoco proprio alle porte della città. Un potere che richiede l'intervento di un guerriero combattuto tra un feroce dovere a cui non potrà mai sottrarsi e una pace che teme di non meritare mai.




Recensione

Rituffiamoci nel mondo caldo e colorato, esotico, dell’antico Egitto col secondo volume di La città d’ottone, Il regno di rame. A distanza di tanto tempo, ritornare nel mondo creato dalla Chakraborty è stato abbastanza faticoso: chi si ricordava tutti i cinquemila nomi di tutte le tribù presenti nel romanzo?

Come nel precedente, anche qui il romanzo è strutturato in tre punti di vista. Il primo è quello di Nahri, la nostra protagonista dai poteri magici che usa al fine di guarire la popolazione di  Daevabad, dove ormai è rimasta da sola coi suoi nemici. O meglio, col suo nemico: il re Ghassan, colui che governa il regno che in passato apparteneva alla tribù di Nahri e che, per controllarla, la obbliga a sposare suo figlio Muntadhir. Nahri, da brava truffatrice e bugiarda, accetta tutto ciò col fine di riuscire, prima o poi, a trovare quella falla che possa condannare Ghassan e liberare dalle ingiustizie tutti quei popoli che subiscono le sue angherie.

Il secondo punto di vista è quello del principe Alizayd, fratello minore di Muntadhir,  ormai esiliato via da Daevabad da suo padre, che non accetta le nuove “condizioni” di suo figlio. Dopo un feroce scontro a fine libro di La città di ottone, infatti, Alizayd era “rinato” con nuove capacità fuori dal normale, capacità che la sua famiglia vede come orrori e rinnega il ragazzo come mostro e traditore.

L’ultimo è quello di Dara, il guerriero centenario dal passato tormentato, che pensavamo fosse morto nel primo volume e invece *rullo di tamburi* no! Capace, adesso, di trasformarsi in un essere terribile e potentissimo, si appresta a tornare a Daevabad per uccidere il re Ghassan e tutti i suoi fedeli, e salvare la sua amata Nahri.

 

  

Cazzo. […] Sei proprio tu. Solo tu puoi ritornare dalla morte una seconda volta e dare immediatamente il via a un’altra stramaledetta guerra.

 

 

Anche in questo romanzo, l’autrice usa la tecnica del “salto temporale” per rendere la trama più “credibile”, ma sinceramente, come nell’altro volume, fa perdere tante piccole parti al lettore che poi non capiscono bene come alcuni rapporti siano evoluti. Ad esempio, quello tra Nahri e Muntadhir, dove avevamo lasciato il ragazzo che sembrava odiare, disprezzare, Nahri, e lo ritroviamo ora farfallone e quasi “adorante”. Stessa cosa era successa in La città di ottone, col rapporto tra Nahri e Dara.

Mi è molto piaciuta, invece, la caratterizzazione di Alizayd e il suo percorso verso l’accettazione della sua nuova vita. Da guerriero destinato a vivere al fianco del fratello, per proteggerlo e difenderlo, ora deve costruirsi una nuova vita partendo da zero, cercare di capire questi nuovi poteri che non desiderava affatto, e venire a patti con l’idea che quella che considerava la sua amata famiglia ormai lo vuole morto.

 

 

Non so come piegarti. […] Ti ho minacciato, ho ucciso i tuoi alleati shafit, ho bandito tua madre, ho lasciato che ti inseguissero gli assassini… e tu ancora mi sfidi.

 

 

Gli intrighi politici fanno da padrone all’intera narrazione, e sono la colonna portante di questa storia, rendendola affascinante e coinvolgente (una volta chiariti, nella propria mente, tutti i nomi delle popolazioni!).

Davvero noiosa e ridondante la parte di Dara, per quanto mi riguarda, sempre con gli stessi problemi e filosofia di vita, morali infinite e persone da uccidere. Purtroppo anche il personaggio di Nahri non mi convince, non riesco a entrarci in sintonia, per quanto mi piaccia il suo rapporto con Alizayd. Non lo capisco, ecco, è troppo fumosa, né carne né pesce.

Carino Muntadhir, con le sue battute ironiche, che regala quella parte LGBT alla storia; e da oscar il re Ghassan per la sua parte da “cattivo senza cuore”.

I colpi di scena… prevedibili e senza entusiasmo. Sinceramente speravo in qualcosa di molto di più, ma tutto sommato è stata comunque una storia abbastanza coinvolgente da spingermi a leggere il prossimo e ultimo capitolo. Incrociamo le dita! 


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