Thia è tutta lividi e dolore. Bear è un duro senza legge. Tra di loro non può funzionare. È una bugia a cui stanno per fare l’errore di credere.
Amore. Era l’unico tipo di tortura che non conoscevo.
Leggere di nuovi protagonisti dopo la storia di King non è
facile. Non è facile perché la Frazier ha creato in noi altissime aspettative, ci ha elevato ad un livello
incredibile di adrenalina e colpi di scena, regalato una trama fitta e contorta come la
ragnatela di un ragno.
E con King hai rubato
il mio cuore, ci si aspettava ancora
di più. E invece... è stato esattamente il contrario. Io speravo di amare questa nuova duologia, ma avevo già qualche
timore riguardo il protagonista.
"Usare" personaggi che, da secondari sono sembrati
wow, e hanno fatto innamorare i
lettori, non mi piace particolarmente. Perché si sa che l'unico scopo per cui
gli si scrive una storia del genere è per appioppare il lieto fine pure a loro
e accontentare i fans.
E la trama di questo ne risente tanto. C'è tanto
rischio di cadere in banalità e poca immaginazione.
E, ahimè, è quello che è successo con King hai rubato il mio cuore, nonostante la Fazier sia stata molto
abile a smollicare premesse interessanti alla fine di King.
Il protagonista proposto (e ovviamente già conosciuto) è
Bear, il biker figlio del fondatore dei Beach Bastard, esiliato e braccato a
morte dal gruppo per essersi schierato dalla parte del suo amico King invece
che dalla loro. Dopo un'esperienza traumatizzante, la perdita del suo migliore
amico, e l'impossibilità di tornare a casa, vive spostandosi per squallidi
motel, annebbiandosi la mente tra alcool e sostanzine
illegali.
A richiamarlo in città, però, sarà una ragazzina di nome
Thia, cui Bear aveva salvato la vita quando ella era ancora una bambina e,
quasi per scherzo, le aveva donato un anello con la promessa di esserle
debitore di un unico favore quando ne avrebbe avuto bisogno.
E Thia ora ne ha davvero bisogno: nella fattoria di
famiglia, la madre ha appena ucciso il marito e, per proteggersi, Thia ha
sparato alla donna. In preda al panico e all'isteria, corre alla sede dei Beach
Bastard, sperando di trovarvi quell’uomo biondo che anni prima le aveva
promesso aiuto. Ma Bear non è lì, dove invece c'è suo padre, il crudele boss, che
cerca di far violenza sulla ragazza per "punire" il figlio scomparso.
Fortunatamente Thia viene salvata da un altro biker e
portata a casa di King, in attesa del ritorno di Bear.
Si intrecciano così le storie di Thia e Bear, due persone
con un vissuto traumatico alle spalle con cui fare i conti, ricercati dai Beach
Bastard che, adesso, li vogliono morti entrambi e, per di più, anche dalla
polizia che, a causa dell’improvvisa scomparsa di Thia, sospetta della sua
innocenza nella morte dei genitori.
Una trama... Banale. Mi costa tanto dire queste parole, ma
più leggevo e più volevo piangere dalla delusione. Lasciando perdere la
banalità del grande e grosso biker che perde tempo a regalare un anello ad una
bambina infiocchettandola di promesse (con una scena così lunga e piena di
dialogo da risultare palesemente fake),
lasciando passare anche il fatto che per dieci anni lei sia andata in giro con
questo anello come un tesoro prezioso, ma dopo un crimine e un tentato
omicidio da parte della madre, invece di correre terrorizzata alla polizia (il cui vice, tra l'altro, è il suo migliore
amico!), una persona decide di andare nella sede di una banda di criminali per chiedere aiuto ad un tizio che ha visto DIECI ANNI prima per dieci minuti??
E giustamente Bear si accolla ogni responsabilità di questa
ragazza senza neanche averci scambiato due parole, perché ovviamente è già innamorato, lui che ha avuto più donne di Rocco Siffredi.
Capite quanto è tutto surreale?
In più, Bear è ormai ridotto ad un uomo rozzo e privo di
personalità, non c'è alcuna scintilla del Bear dei primi volumi. Qui è
aggressivo e volgare e monosillabico.
Thia ha invece qualche caratteristica interessante, come la
sua ambizione nella conduzione dell'aranceto di famiglia, la sua forza
interiore un po' texana, la sua ironia e innocenza. La sua storia familiare è
interessante, con la madre mentalmente instabile e la perdita del fratellino in
giovane età.
Il dramma che la ragazza ha subito sia quando ha dovuto
sparare alla madre, sia durante la violenza da parte del padre di Bear secondo
me è stata "risolta" troppo in fretta, specialmente la prima.
La storia d'amore tra Bear e Thia, non credo ci sia bisogno
di dirlo, ma non mi ha rapito per niente. C'era già stampato il lieto fine
dalla prima pagina e la banalità di alcune scene ha soltanto dato il colpo di
grazia a questa sensazione.
Unico punto di pregio
è la scrittura della Frazier che, nella sua crudezza e schiettezza riesce a
imprimersi comunque nella mente del lettore, trascinandoci in quei colori
violenti e tormentati dei suoi mondi criminali.
Il colpo di scena finale... Ne parleremo al prossimo volume,
anche se non ho vibrazioni molto positive!
Ma poi... Ultimo dubbio esistenziale: perché al personaggio
che, nella storia principale è stato "friendzonato", quando diventa
protagonista, gli appioppano sempre una ragazza stra giovane per
"battere" in qualche modo quella precedente e riscattarlo?