Non
poteva immaginare di vivere altrove.
Un libro decisamente inusuale,
con una trama bizzarra ed enigmatica, apparentemente semplice
e banale, la cui reale essenza si coglie soltanto con uno sguardo
profondo e attento.
Giorgio ha
tredici anni e, insieme a suoi coetanei, quattordicenni e quindicenni,
partecipa alla “grande gara”, una competizione di cui nessuno sembra
conoscere le regole e dove la vittoria asseriscono dipenda un po' da tutto. Ma
tutto cosa?
Si
fa prima a fare che a dire, alla fine capirai.
Gruppi, sfide, fischi,
giochi, chiacchiere, passeggiate, falò, piccoli flirt, riflessioni, gite
notturne: in sette giorni la vita dei ragazzi segue un ritmo
ben preciso con l’ardore e l’entusiasmo di superare gli altri in classifica. E
se i più grandi hanno le idee chiare in proposito, Giorgio e i suoi amici sono
un po' spaesati e faticano ad integrarsi.
Non
ci dicono come si gioca. Continuano a sparare cazzate tipo che devi vedere e
capire.
Eppure anche i
quindicenni hanno le loro perplessità ed i loro dubbi, mascherati dalla
baldanza e dall’autoritarismo, che li spingono ad interrogarsi sul senso
della “grande gara”.
A
volte vorrei semplicemente andare alla fine. […] Vedere se davvero servirà a
qualcosa.
In queste pagine si
respira appieno il clima dell’adolescenza, quando ci si sente invincibili
e non si pensa che all’oggi. Ci si sfianca per dimostrare il proprio valore,
si crede nei legami affettivi e nelle infinite possibilità. Ci si
diverte con poco, s’infrangono i divieti imposti con tremolante
coraggio, si cercano risposte e si trovano altre domande. Ci
si rilassa in un “microcosmo”, quello della piana e del bosco, in cui
albergano serenità e tranquillità, giornate abitudinarie
ed insieme incredibili, che cullano l’anima in un piacevole limbo.
Pensò
che gli sarebbe mancato stare lì.
Non so perché, ma
questa vicenda mi ha riportato alla mente la storia di Peter Pan e, in
particolare, la sua Isola che non c’è. Un posto dove la spensieratezza
regna sovrana e che non si vorrebbe mai abbandonare. Purtroppo l’adolescenza
termina ad un certo punto e occorre affrontare la vita vera, coi suoi problemi
e la sua imprevedibilità.
Non
si può rimanere. La gara dura una settimana, dopo i conti vanno fatti.
Se però la maggior
parte dei ragazzi ne è consapevole ed accetta il proprio inevitabile destino,
c’è sempre chi invece vuole restare ancorato all’illusione d’ingannare il
tempo e di sfuggire alle responsabilità.
Uno
dopo l’altro li vide andare verso ovest, ma lui non riusciva a camminare.
Un libro sul senso
dell’esistenza, sull’ingenuità e bellezza della fanciullezza,
sui sogni e desideri che dovranno vedersela con gli scogli della quotidianità.
Un libro non facile, a tratti criptico, però ipnotico per
la sua atmosfera e gli eventi narrati. Un libro originale da leggere
assolutamente.
Non si può sapere come andrà.