Finché le tragedie capitavano agli altri, a chi non conoscevano, non
era un loro problema.
Ultimo capitolo della trilogia della Falce… e grandissima
delusione. Soprattutto dopo il secondo volume, che mi aveva davvero intrigato
per i molteplici colpi di scena che l’autore ci aveva sparato a mitraglietta
qua e là, lasciando così tanta carne al fuoco per quest’ultimo libro che era
impossibile non avere altissime aspettative!
Neal Shusterman,
ormai si è capito, non è propriamente un asso nella costruzione dei personaggi;
infatti i suoi due protagonisti Citra e Rowan sono sempre parsi un po’ “freddi”,
con poco sviluppo caratteriale e molta poca credibilità. Ciò nonostante, il
lettore faceva comunque il tifo per loro, per il loro finale trionfo contro il
cattivo della storia… E invece, per
quasi metà libro di Il Rintocco, loro due neppure ci sono. E la trama va avanti
benissimo senza il loro contributo! “Benissimo”, certo, un parolone, dato che
qui Shusterman si è dato al totale delirio delle banalità e passività.
Il ritmo è lento, davvero troppo lento, noioso, non c’è
assolutamente alcun colpo di scena che sia degno di essere chiamato tale.
Nessuna azione davvero “cattiva” da parte dei cattivi. Nessuna introspezione nella
personalità, a mio parere, inquietante, del Thunderhead.
Con Thunderhead eravamo rimasti al malvagio Goddard che
deteneva ormai il comando delle intere Falci; Rowan e Citra morti
momentaneamente e dispersi in mare; il maestro Faraday pronto a partire verso
l’ignoto per scoprire finalmente il piano degli Antichi contro le Falci; e
Greyson, l’unico a cui ormai il Thunderhead parla, è incaricato di “burattinare”
al posto suo le persone, per uno scopo più grande e ovviamente nobile.
Per sopperire alla mancanza di Citra e Rowan nei primi
capitoli, ci vengono presentati altri protagonisti, tra cui il comandante Jeri,
che porta con sé la tematica della
fluidità di genere. Da una parte, sono onesta, mi ha un po’ fatto storcere
il naso per l’unica motivazione che ormai in QUALUNQUE romanzo fantasy, gli
autori piazzano personaggi del mondo LGBT un po’ a caso solo perché “va di
moda” o per apparire più “inclusivi”. Ed è una cosa che non apprezzo,
soprattutto quando sono palesemente personaggi buttati lì, nei meandri della
storia, giusto per fare presenza, un po’ come i bambini-alberi alle recite
scolastiche, e non hanno mai alcuna valenza principale. Sono semplicemente
personaggi LGBT e nient’altro, non hanno altro scopo ai fini della trama. A mio parere, o gli dai veramente importanza, un
ruolo rilevante, come con un qualsiasi altro personaggio, oppure è inutile
metterceli. Anzi, è addirittura quasi offensivo per come sono descritti in modo
quasi infantile e troppo semplicistico. Ok adesso sto un po’ esagerando ed è
anche vero che parlare di questa categoria non è proprio inutile perché
comunque, anche in piccola parte, possono sensibilizzare i lettori su questo
argomento… Però, ripeto, questo “fare moda” a me personalmente non piace. Purtroppo
con Jeri un po’ questa cosa accade. Il suo spiegare di essere un lui o una lei
è risolto in modo molto banale e veloce, non c’è alcuna introspezione né da
parte di Jeri né da parte di chi lo conosce. Se vuoi essere un autore inclusivo
devi anche studiare, approfondire certi temi prima di scriverne, creare un vero
e proprio personaggio che vada anche al di là del proprio orientamento sessuale e
della propria identità di genere. Un personaggio strutturato, con tanti altri
valori e tante altre aspirazioni, progetti, desideri.
Con l’andare dei capitoli, però, e con lo staccarsi dal suo
ruolo gender-fluid, Jeri mi è molto piaciuto e penso addirittura che sia uno dei
personaggi meglio riusciti a Shusterman. Peccato che, come per tutti gli altri,
sia stato poco approfondito, come è anche poco approfondito il suo rapporto con
Citra e Greyson.
Che altro dirvi… Purtroppo Il Rintocco mi ha davvero
devastato per quanto è stato noioso. La possibile evoluzione che presagivo per
il Thunderhead non è mai avvenuta, cosa alquanto scioccante a mio parere: il
Thunderhead non è più, palesemente, una macchina efficiente e imparziale, ma
prova dei sentimenti umani, ha dei piani che, sebbene siano spacciati
dall’autore per buoni, sono comunque azioni che il Thunderhead con l’inganno
costringe le persone a compiere.
Il “grande piano” degli Antichi contro la follia delle
Falci… terribile e imbarazzante. Mi aspettavo chissà cosa, e invece…
La “storia d’amore” tra Citra e Rowan? Una sola parola, anzi
due: poco credibile.
Il grande scontro finale col cattivone di Goddard? Neanche
ve ne parlo, vi lascio l’emozione di scoprirlo da soli! Ahah
Siamo esseri imperfetti. […] Come potremmo mai trovare il nostro posto
in un mondo perfetto?